I terreni agricoli

Terra agricola
Terra agricola

L’agricoltura è considerata da sempre come un’attività umana che consiste nel coltivare la terra piantando e seminando per ricavare frutti a fini alimentari. La superficie agricola italiana è pari a 17,8 milioni di ettari, di cui 12,7 utilizzati, e si concentra soprattutto nel Mezzogiorno (45,7%).

I terreni agricoli sono sempre stati presi di mira dalla speculazione edilizia per il loro basso costo. Ora la cosa si è un po’ invertita, in questi ultimi tempi, per il fatto della scarsa produzione di prodotti agricoli e in particolare, le nocciole e gli olivi. Questo ha portato a un prezzo vertiginoso dei prodotti agricoli con una considerazione: poco prodotto prezzo alto e quindi reddito più o meno lo stesso di molto prodotto a prezzo più basso. L’illusione dell’alto guadagno si è insinuata nel mondo agricolo rialzando i prezzi dei terreni agricoli per stagioni andate in un certo modo. Come base principale occorre fare delle opportune considerazioni di mercato e quindi impiantare delle colture, magari alternative, salvaguardando il reddito di tutti. Una eccessiva produzione di un prodotto, in certi casi, porta ad una distruzione del prodotto stesso per innalzare il prezzo.
Il rialzo dei prezzi dei terreni agricoli è dato anche  dalla occupazione di: cemento, asfalto e da una selvaggia installazione di energie alternative.

La rete stradale è costituita da circa 300.000 Km di strade extraurbane stimate da ISTAT (statali, provinciali e comunali extraurbane) e sui restanti km di strade comunali urbane non stimate dalle statistiche pubbliche. Tutte queste strade hanno una scarsa manutenzione incontrando spesso e volentieri buche e dissesti diventando pericolose per la viabilità. Le autostrade concepite per lo scorrimento veloce delle auto, sono sempre più invase da grossi mezzi sempre più grossi e sempre più veloci portando una certa pericolosità per la viabilità. Poi ci sono delle strade ancora in costruzione da tempo e non ancora finite. A questo punto se le strade sono sufficienti per la viabilità di un paese perché costruirne altre? La parola d’ordine deve essere non inquinare con altro asfalto convogliandolo invece verso la buona manutenzione e dove occorre modifiche di adeguamento al traffico delle strade esistenti. Questo comporterebbe una maggiore sicurezza senza occupare altri terreni.
La cementificazione è sempre più invasiva e selvaggia aggredendo, senza tanti scrupoli, grosse estensioni di terreno deturpando quella natura che poteva offrire la vita. Perché non sporcare più di cemento la natura e invece a dedicarsi a valorizzare, attraverso la ristrutturazione, il patrimonio edilizio esistente? Caserme dismesse, palazzi con strutture in buono stato devono essere l’obbiettivo da riciclare ad uso abitativo. Anche qui l’agricoltura ne trarrebbe giovamento. Poi se esistono delle strutture che devono essere demolite perché in pessimo stato deve essere utilizzata la stessa area per gli stessi scopi.

Un altro dato che deve far riflettere, come un controsenso per il tema trattato, è quello dell’occupazione da parte dell’EXPO con circa 170 ettari di buon terreno agricolo dove si coltiva buon riso Italiano che va in tutto il mondo. Per l’EXPO c’era bisogno di tutta questa invasione cementizia o potevano essere adottate un’altre soluzioni? Poteva essere utilizzata ristrutturandola e bonificandola  l’ex area Falck (acciaieria dismessa a Sesto S. Giovanni) o le strutture fatte per l’Olimpiadi Invernali di Torino tutte abbandonate? Per la costruzione di queste strutture si trovano i sovvenzionamenti e per progetti più utili non ci sono?

La cosa più stupida è quella che ancora non si sa  che fine faranno le strutture dell’EXPO è come dire sporcare di cemento così per sport. Un fatto certo, se la struttura EXPO deve restare, era quello di fare almeno uno studio approfondito per poter riciclare tutto in modo sostenibile. Altra occupazione di terreni agricoli, spaccati a metà dalle infrastrutture dell’EXPO, sono le nuove costruzioni di autostrade anche poco utili in realtà. Si potevano adeguare le strade esistenti alle esigenze richieste dall’EXPO senza occupare buone terre agricole?
E che dire dell’occupazione di suolo agricolo e di possibilità finanziarie da parte delle “cattedrali nel deserto” abbandonate e deturpate? Un esempio di sperpero di denaro pubblico e di occupazione inutile di suolo è la costruzione della struttura della Maddalena, andata tutta in malora, che doveva ospitare il G8. Ospedali e carceri che vengono costruiti e forniti di tutte le strumentazioni all’avanguardia ma non vengono mandati in funzione perchè nel frattempo si sono fatte delle leggi che non sono a norma. Questo ricade sui contribuenti che beffati devono pagare più tasse per arginare: l’infrazioni dell’Europa e il danno interno.
Per le energie alternative l’articolo 65 del decreto convertito in legge n. 27 del 2012 (decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28) non si concedono più gli incentivi statali per il fotovoltaico a terra in aree agricole. Mentre l’eolico deve trovare una soluzione, simile al fotovoltaico, per non occupare più buona terra. L’energia ricavata dal biogas è inquinante attraverso i fumi che si depositano sull’erba o sulle culture diffondendo nell’ambiente pericolose spore di Clostridium botulinum. Questi impianti di biogas rappresentano un serio ostacolo per esempio per la filiera del Parmigiano Reggiano. Per alimentare le centrali a biogas sono stati presentati dei progetti per impiantare grandi coltivazioni arboree cioè usare le terre agricole per produrre bio-energia. Quindi il biogas deve essere alimentato continuamente con costi alti e anche dannoso per l’ambiente ma si continuano a percorrere strade non idonee.

Poi ci sono le Terre dei Fuochi o altre terre infestate da pesticidi dove non si può produrre ne ortaggi ne tantomeno usarle da pascolo.

Le decisioni politiche vanno sempre verso una speculazione arrogante e devastatrice volta ad un profitto di pochi facendoli impinguare sempre più, anche in un momento di crisi, a spese sempre della ricerca del benessere dell’uomo e della sua dignità.

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