La Calabria profonda

Melito
Melito

Alcuni eventi ci danno la percezione plastica di quello che può succedere sotto la superficie di una società, meglio di molti trattati e ricerche.

A Melito, in Calabria, una ragazzina è stata violentata per tre anni da altri ragazzi. Dopo la denuncia ci fu la solita sfilata di pareri e commenti benpensanti. A distanza di qualche mese, un evento che poteva trasformarsi in una svolta nelle coscienze si è trasformato nel solito passo del gambero. La società si è ritirata nel suo guscio, come fanno le tartarughe quando fiutano un pericolo. Nell’ultima manifestazione infatti, per sensibilizzare le coscienze, c’erano solamente sedici persone.

Tra la gente si è fatta largo l’idea che la piccola se l’è andata a cercare. Un’idea rassicurante, specialmente quando si sparge come un virus e coinvolge la maggioranza, un’idea che lascia la possibilità di sbandierare la propria moralità e onorabilità. Cosa chiedere di meglio dunque?

In fondo la giovincella è una soltanto e i suoi problemi sono i problemi di una famiglia insignificante, mentre il branco sono tanti e tra parentesi uno è anche figlio di un Boss. Quindi meglio sacrificarla suonando la solita canzone della “puttanella provocatrice”, che funziona da secoli e da secoli determina una selezione naturale che elimina taluni a vantaggio di altri, nella grande corsa verso la cuccagna.

Tutto ciò ha reso quella società più ricca? Ha dato effettivamente più pane per tutti? Ha reso quelle zone piene di giovani e di vita? Se la risposta è si allora avete ragione voi, ma se la risposta è no riflettete perché la via d’uscita è dietro l’angolo, forse proprio in quella piazza lasciata deserta …

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