L’incresciosa aggressione subita dal professor Rocco Latrecchiana il 15 ottobre scorso ha sollevato più di una perplessità sulle misure adottate dalle autorità competenti. L’insegnante di arte, colpito brutalmente da uno studente sedicenne all’Istituto Professionale Lombardini, si trova ora a considerare l’idea di abbandonare definitivamente la carriera educativa. Questo episodio, che segue un precedente accoltellamento avvenuto nello stesso plesso scolastico a danno di un’altra docente, ha sollevato una questione cruciale riguardante la sicurezza degli insegnanti e la gestione delle sanzioni disciplinari.

Inizialmente, la scuola aveva deciso di espellere definitivamente lo studente responsabile dell’aggressione, scelta sostenuta e divulgata dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Il ministro aveva sottolineato l’importanza di restituire valore alla condotta studentesca e di riaffermare il principio di responsabilità individuale. Questo intervento mirava a contrastare ogni forma di violenza, proteggendo insegnanti e studenti.

Tuttavia, la decisione di espulsione è stata successivamente ribaltata dall’organo di garanzia regionale collegato all’Ufficio Scolastico Regionale (Urp). Questo organismo ha accolto il ricorso presentato dai legali del sedicenne, contestando l’espulsione a causa della presunta esclusione della famiglia del ragazzo dal consiglio di classe e per i possibili conflitti d’interesse interni alla scuola. Inoltre, l’Urp ha evidenziato che il giovane, seguito da un neuropsichiatra per problematiche certificate, non avrebbe ricevuto adeguato sostegno scolastico e che il suo allontanamento permanente avrebbe seriamente compromesso il suo percorso educativo.

Il dirigente scolastico Michele Raffaeli, subito dopo l’aggressione, aveva espresso una ferma volontà di mantenere un ambiente inclusivo, pur riconoscendo che il limite era stato superato. L’istituto, impegnato in iniziative educative volte alla legalità e al benessere, si propone di continuare a supportare studenti e famiglie anche in situazioni di criticità.

Nonostante l’intenzionalità educativa espressa, rimangono forti dubbi sull’efficacia delle decisioni prese in casi di aggressioni scolastiche. La questione solleva interrogativi su come garantire realmente un ambiente sicuro e di qualità in cui insegnanti siano protetti e studenti abbiano la possibilità di redimersi senza compromettere il benessere collettivo. La sensazione è che il processo di decisione in queste situazioni debba essere valutato con maggiore attenzione, tenendo conto dell’equilibrio tra inclusione e giustizia. È evidente che il sistema necessiti di una riflessione profonda per evitare di minare la fiducia nel contesto educativo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *