Nella suggestiva cornice di Piazza San Pietro, si è svolto un momento carico di significato e speranza. Papa Francesco ha celebrato la messa della notte di Natale, accompagnata dall’apertura della Porta Santa, segnando l’inizio del Giubileo. Durante l’omelia, il Pontefice ha ristabilito il concetto di speranza cristiana, descrivendola non come un semplice lieto fine a cui attendere passivamente, ma come la promessa del Signore che deve essere accolta con prontezza nella nostra esistenza quotidiana.
Il Giubileo è emerso come un invito a riscoprire la gioia dell’incontro con il divino, stimolandoci al rinnovamento spirituale e alla trasformazione del mondo. L’auspicio del Papa è che questo tempo di grazia possa manifestarsi per il pianeta deturpato dalla logica del profitto, per le nazioni cariche di debiti ingiusti e per quanti vivono imprigionati da vecchie e nuove forme di schiavitù.
Francesco ha esortato i fedeli a diventare “pellegrini di luce” nelle oscurità del mondo, portando speranza lì dove regna la disperazione: nei cuori spezzati dai fallimenti, nelle vite solitarie dei vinti, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nelle sofferenze incolmabili. Le sue parole, pur senza riferimenti espliciti, richiamavano l’attenzione sulle numerose desolazioni globali, come le guerre e le atrocità compiute su innocenti.
Con un richiamo a Sant’Agostino, il Papa ha sottolineato come la speranza chieda di indignarsi per le ingiustizie e avere il coraggio di cambiarle. Ha invitato a essere sognatori incessanti, a intraprendere un cammino alla ricerca della verità e a lasciarsi ispirare dal sogno di Dio: un mondo nuovo, dominato da pace e giustizia.
Nel suo discorso, il Pontefice ha invitato a essere come i pastori del Vangelo che, senza esitazione, si recarono a vedere la nascita di Cristo. Questo è l’invito a ritrovare e rinnovare la speranza dentro di noi, seminando la possibilità di un futuro migliore. Agire prontamente e concretamente è essenziale, poiché la speranza non tollera la comodità e l’indolenza, né la falsa prudenza di chi ha paura di compromettersi.
La notte di Natale, secondo Francesco, è quella in cui la porta della speranza si spalanca al mondo, un’occasione dove Dio ci ricorda che c’è speranza per tutti. In questo contesto, il presepio diventa il simbolo della tenerezza divina, un invito a superare le nostre paure e a lasciarci avvolgere dalla speranza viva e eterna.
Il Giubileo si propone di offrire a tutti la speranza del Vangelo, dell’amore e del perdono. Concludendo la sua omelia, Francesco ha citato Carlo Maria Martini, esortando a mantenere viva nel cuore l’attesa della speranza divina, affinché possa illuminare quotidianamente il nostro cammino.