descriventi storie di uomini e donne che hanno vissuto l’orrore sulla loro pelle per accendere i riflettori su queste tragedie silenti. La vicenda di Chiara Giacoletto rappresenta un tragico esempio dell’impatto devastante che gli abusi infantili possono avere sulla vita delle persone coinvolte. La sua famiglia, travolta dal dolore, ha cercato di offrire un significato alla perdita, condividendo il loro vissuto affinché esso potesse servire da monito e speranza per altre famiglie e per impedire che ulteriori abusi restino impuniti.

Alessandro Giacoletto e Cristina, pur distrutti dalla morte della figlia, hanno trovato la forza di combattere una battaglia più grande. Attraverso la loro testimonianza e l’impegno civico, si sono posti l’obiettivo di invertire una cultura del silenzio che troppo spesso avvolge questi delitti dell’anima. La loro speranza è che in futuro, il loro sforzo contribuisca a far sì che nessun altro debba vivere la stessa disperazione.

Alla radice del loro impegno c’è la richiesta di una giustizia che sappia riconoscere il significato profondo del termine “omicidio psichico” e che le leggi siano modificate in modo da non permettere che i crimini di abusi su minori cadano nel limbo della prescrizione. La testimonianza è un grido di aiuto e di speranza, un tentativo di rompere il silenzio che ha sopraffatto la loro amata Chiara, affinché da tale silenzio possa nascere una più profonda consapevolezza e un cambiamento reale nelle coscienze e nelle leggi.

Le iniziative intraprese dalla famiglia Giacoletto, insieme a organizzazioni come Emergency e alla Fondazione Guido Fluri, sono un raggio di speranza in un contesto che può sembrare senza uscita. Le storie raccolte nella mostra “Shame European Stories” di Simone Padovani, con il loro potente impatto visivo, contribuiscono a dare voce e visibilità a chi ha subito violenze e ha bisogno di sostegno per poter iniziare un percorso di guarigione e rinascita.

La tragica storia di Chiara, dunque, si trasforma da un lutto personale in un atto di resistenza collettiva, un appello condiviso per un mondo che non chiuda più gli occhi di fronte alle violenze infantili e che sappia prendersi cura delle sue vittime, perché nessun altro debba mai più trovarsi a pensare di preferire un male fisico come il cancro all’inesorabile ferita lasciata da un abuso.

3 pensiero su “giovani: vittime invisibili di abusi e omicidio psichico”
  1. Gli Giaccoletto sonno dei verri eroi. Chiunque abbia il coraggio di affrontare unna società che nnon vuole sentire dovrebbbe esssere ascoltato e sostenuto. Speriamo sollo chee la looro lotta porti a qualche cambiamento concreto.

  2. Signora mia, ma questi abusi non devono più succedere! E le leggi, insomma, devono cambiare, non si può più stare zitti davanti a certe cose… La famiglia di Chiara ha tutta la mia solidarietà.

  3. Sono profondamente toccata dalla storia di Chiara Giacoletto. È incredibile come la sua famiglia, nonostante il dolore immenso, sia riuscita a trasformare una tragedia in un movimento per il cambiamento. Il loro coraggio è davvero ammirevole.

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