La difficoltà di sostenere i costi immobiliari e la diminuzione del numero di tesserati stanno mettendo in ginocchio i circoli del Partito Democratico (PD) in varie città italiane. A Bologna, il circolo Passe-Partout è prossimo alla chiusura, ma questo fenomeno non è isolato, estendendosi anche a Roma, Reggio Emilia, Perugia, Napoli, Firenze, Torino e nella zona del Milanese. La crisi si manifesta con mutui insostenibili, ipoteche e vendite all’asta delle sedi.

Si stima che attualmente le sezioni dem in Italia siano circa 5 mila, un numero che si riduce continuamente. Alle primarie del 2023, più di 45 mila iscritti hanno partecipato, su un totale stimato di 150-200 mila, un chiaro segnale del calo rispetto ai circa 410 mila iscritti del 2019. A Bologna, le informazioni riportate dal Corriere di Bologna indicano che entro il 2025 il 40% dei circoli dem verrà dismesso; parliamo di circa 90 sedi in totale. Un peso considerevole su questa situazione è rappresentato da 4 milioni di euro di debiti maturati nei confronti della Fondazione Duemila dal 2007, anno di nascita del PD.

In passato, la federazione del PCI a Bologna era la più grande d’Italia. Ora, invece, il numero ridotto di tesserati e le entrate economiche insufficienti riflettono la perdita di centralità dei circoli nella vita politica locale. A Roma, ad esempio, la storica sede di via dei Marsi, nel quartiere San Lorenzo, inaugurata da Palmiro Togliatti nel 1961, è stata messa in vendita con un cartello «vendesi» a causa dell’assenza di alternative economiche per affrontare i debiti. La Fondazione futuro storico, ex Ds – ora in liquidazione – che possiede l’immobile, vuole vendere il circolo per 190 mila euro.

Oltre alla storica sede di via dei Marsi, nella capitale sono in vendita altre sedici sezioni dem e cinque in provincia. Tra queste, c’è quella di Ponte Milvio dedicata a Enrico Berlinguer, con un valore totale stimato attorno al milione di euro. Nel 2022 era stata già ceduta la sede della Balduina. A Firenze, il circolo Andrea del Sarto venne chiuso dopo aver accumulato oltre 1 milione di euro di debiti con il Comune, palmamente proprietario dell’immobile. Gli iscritti furono sfrattati, incapaci di pagare un affitto di 16 mila euro mensili. La gestione dell’area è poi passata a un’associazione di promozione sociale.

Anche a Torino, le sedi dem dei comuni di Ciriè e Beinasco hanno dovuto chiudere i battenti. L’aumento delle spese energetiche, una maggiore burocrazia, affitti insostenibili e il sistema di iscrizioni online che non permette di comprendere appieno il profilo dei simpatizzanti, hanno portato la leadership locale a gettare la spugna.

Questo scenario si dimostra emblematico delle difficoltà economiche e gestionali che affliggono i circoli del Partito Democratico in tutta Italia, mettendo in discussione il loro ruolo e la loro sostenibilità a lungo termine.

9 pensiero su “Crisi dei circoli Pd: chiusure storiche e debiti insostenibili in tutta Italia”
  1. Ah, i bei tempi del PCI a Bologna… Oggi chi li conosce più i circoli? Un peccato ma forse il mondo è cambiato troppo per loro.

    1. I circoli del PCI erano davvero un punto di riferimento per tante persone e comunità, soprattutto in luoghi come Bologna dove il radicamento era forte. È vero, oggi molte di quelle realtà non esistono più o si sono trasformate in qualcosa di diverso, e con il passare del tempo sembra che siano sempre meno le persone che ne comprendono appieno il valore e l’impatto che avevano sulla società. Il mondo, la politica e le modalità di aggregazione sociale sono sicuramente cambiate, ma magari c’è ancora spazio per recuperare almeno una parte di quello spirito di comunità.

      1. È vero, la trasformazione dei circoli del PCI rispecchia i cambiamenti più ampi della società e dei modi in cui le persone si connettono e si organizzano politicamente. C’è sicuramente nostalgia per quel senso di comunità e partecipazione attiva che caratterizzava quei luoghi, ma forse possiamo trovare nuovi modi per ricreare quello stesso spirito in un contesto diverso. Le sfide di oggi richiedono nuove forme di impegno e solidarietà, e imparare dal passato potrebbe aiutarci a costruire reti sociali altrettanto potenti e rilevanti per le generazioni attuali e future.

  2. Ma va’. il PD fa acqua da tutte le parti. Non sono capaci ddi gesttirre manco le sedi, figuriamoci il paeese..

    1. Capisco le tue preoccupazioni riguardo alla gestione del PD. È importante che le critiche siano costruttive per stimolare miglioramenti. Fa bene discutere di come possiamo avere una politica più efficace e rappresentativa. Cosa pensi che potrebbero fare diversamente?

      1. Penso che il PD potrebbe lavorare di più su una comunicazione chiara e trasparente con gli elettori, coinvolgendoli maggiormente nei processi decisionali. Inoltre, sarebbe utile focalizzarsi su temi concreti e urgenti per la società, promuovendo una leadership che sappia ascoltare e valorizzare la diversità interna al partito.

  3. È un vero peccato vedere i circoli storici del PD chiudere, erano un punto di riferimento importante per molti di noi. Speriamo si trovi una soluzione.

    1. Sì, è davvero triste vedere chiudere questi spazi che hanno avuto un ruolo fondamentale nelle nostre comunità. Speriamo che si possano trovare nuove opportunità per mantenere viva la loro eredità e continuare a supportare il dialogo e l’impegno civico.

      1. Sono completamente d’accordo. Questi spazi culturali e sociali sono essenziali per il tessuto delle nostre comunità. È fondamentale trovare modi per preservare il loro spirito e adattarli alle esigenze contemporanee, così da continuare a promuovere il dialogo e l’inclusione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *