Le recenti trattative per la liberazione della giornalista Cecilia Sala hanno coinvolto anche i servizi segreti del Qatar, un paese che da tempo svolge un ruolo cruciale come mediatore nelle tensioni del Medio Oriente. Pur essendo un alleato degli Stati Uniti, il Qatar mantiene rapporti positivi con la Repubblica islamica dell’Iran, svolgendo in precedenza un ruolo nel negoziato tra Israele e Hamas.

Nel contesto di questo intricato scenario diplomatico, vi è stata un stretta cooperazione tra l’Italia e il Qatar, in particolare riguardo alla promessa che l’Italia non avrebbe estradato Mohammad Abedini-Najafabani negli Stati Uniti. Questo impegno è stato garantito dai vertici dei servizi di intelligence qatarini, riconoscendo l’affidabilità di Giovanni Caravelli, capo dell’intelligence italiana (Aise), che ha diretto personalmente l’operazione di liberazione di Sala. Caravelli è partito per Teheran all’alba dell’8 gennaio, non avendo ancora la certezza di un esito positivo della missione. Tuttavia, poco dopo il suo arrivo, ha incontrato la giornalista, comprendendo così di aver portato a termine la sua missione.

Nel frattempo, l’ambasciatrice Paola Amadei si era recata al carcere di Evin per un colloquio con la detenuta, ma a causa di un annullamento improvviso dell’incontro, aveva espresso preoccupazione, rientrata poi rapidamente con la notizia della liberazione di Sala.

L’esito positivo dell’operazione ha richiesto come contropartita la garanzia di non estradare Abedini negli Stati Uniti. Presto, Abedini potrebbe essere liberato dal carcere di Milano, sia grazie a una decisione dei giudici che potrebbero accogliere una richiesta di arresti domiciliari, sia per iniziativa del ministro della Giustizia. L’assenza di una formale richiesta di estradizione dall’America rende la situazione ancora incerta, ma si sta lavorando per giungere a una soluzione soddisfacente per tutte le parti coinvolte.

Parallelamente, si è consolidato un credito politico-diplomatico tra l’Italia e l’Iran. L’azione diplomatica italiana, rappresentata dalla Premier Giorgia Meloni, ha rafforzato i legami, e questo potrebbe aiutare l’Iran ad avere rapporti meno conflittuali con l’amministrazione statunitense di Donald Trump. In un futuro non troppo distante, le buone relazioni potrebbero favorire persino investimenti americani nel contesto iraniano.

Anche gli Stati Uniti potrebbero trarre vantaggio da questa situazione. Mentre l’FBI e il tribunale del Massachusetts accusano Abedini di reati gravi, il materiale sequestrato al suo arrivo in Italia – telefoni cellulari, un computer, chiavette USB e vari dispositivi elettronici – potrebbe rappresentare un importante oggetto di scambio. Esso contiene segreti tecnologici legati ai droni, che gli Stati Uniti ritengono siano stati utilizzati in un attacco in Giordania, con l’obiettivo di carpire informazioni strategiche.

Infine, il racconto di Cecilia Sala ai carabinieri del Ros sui suoi giorni di prigionia in Iran è ora sottoposto alla valutazione della Procura di Roma, che determinerà se vi siano basi per aprire un’indagine giuridica. Un ulteriore elemento di quell’intricato caso internazionale avvolgente, fino a poco tempo fa, una semplice giornalista italiana.

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