Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha recentemente avanzato una richiesta alla Corte d’Appello di Milano per la revoca degli arresti nei confronti di Abedini Najafabadi Mohammad, il cittadino iraniano detenuto nel carcere di Opera su invito degli Stati Uniti. La richiesta rientrava nelle procedure di estradizione avanzate dagli USA, ma ora tale provvedimento di consegna è stato annullato.

La detenzione di Abedini era stata una delle condizioni chiave imposte dal governo iraniano per il rilascio della giornalista Cecilia Sala, la quale è stata effettivamente liberata l’8 gennaio. Nella nota ufficiale del ministero della Giustizia si legge che “il ministro ha presentato alla Corte d’Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per Abedini”. Questa decisione è giustificata dal fatto che, ai sensi dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra Stati Uniti e Italia, l’estradizione è possibile solo per reati riconosciuti da entrambe le nazioni, una condizione che, attualmente, non si ritiene rispettata.

I motivi del ministero si basano su una mancanza di corrispondenza tra i reati imputati ad Abedini e quelli previsti dall’ordinamento penale italiano. In particolare, la prima accusa di “associazione a delinquere per violare l’Ieepa” non ha equivalenti nel diritto penale italiano. Le altre accuse riguardano il supporto a un’organizzazione terroristica estera con esiti mortali, ma al momento non sono stati trovati elementi concreti a supporto di tali accuse. Al contrario, le attività di Abedini consistono principalmente nella produzione e commercio di strumenti tecnologici con il proprio Paese, che potrebbero avere applicazioni militari, ma non esclusivamente.

Questa situazione si inserisce in un contesto diplomatico complesso, dove il rilascio di Cecilia Sala e le azioni di Abedini sono stati argomenti di negoziazione tra Italia, USA e Iran, con il coinvolgimento anche di altri attori internazionali come il Qatar. Il caso continua a evolversi, e la richiesta di revoca degli arresti rappresenta un passo significativo nelle relazioni tra le nazioni coinvolte.

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