In Trentino, si è nuovamente acceso il dibattito sui pericoli legati al consumo di prodotti caseari non pastorizzati da parte dei minori. Un recente caso ha coinvolto un bambino di appena 9 anni, il quale ha subito un’intossicazione a seguito del consumo di formaggio a base di latte crudo. Secondo quanto comunicato dalla Provincia, il giovane è stato colpito da «un’infezione intestinale di origine alimentare» dopo aver mangiato il Puzzone di Moena, un formaggio tipico della regione. L’indagine epidemiologica condotta dal Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria di Trento ha rilevato una probabile connessione tra tale infezione e il consumo di un formaggio prodotto con latte crudo non pastorizzato, il che ha portato al ritiro immediato del lotto dal commercio.
Questo nuovo caso riapre una ferita mai sanata nella comunità trentina, ancora scossa dalla vicenda del piccolo Mattia. Oggi undicenne, Mattia si trova, dal 2017, in coma dopo aver consumato formaggio “Due Laghi”, contaminato dal batterio Escherichia coli. Un simile dramma ha spinto a proporre una legge per l’introduzione di etichette che indichino i rischi sanitari su formaggi freschi o con stagionatura inferiore a sessanta giorni e a base di latte crudo. Secondo Alessandro Urzì, deputato di Fratelli d’Italia, tra i promotori del disegno di legge, è impensabile che un bambino perda la vita a causa di un alimento così apparentemente innocuo, e auspicano che questa misura possa garantire una maggiore attenzione.
Il clamore generato da questi episodi non è casuale, dato che in precedenza si sono già verificati altri casi di intossicazione nel territorio, come quello di una bambina di due anni e mezzo in Trentino e un bambino di 10 anni a Bassano del Grappa. «Le infezioni di questo tipo sono rare ma possono avere esiti molto seri – spiegava Antonia Ricci, direttrice dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, evidenziando che un ceppo di Escherichia Coli può produrre tossine pericolose per i minori di cinque anni. La tossina Stec, a meno del 10% dei casi, può portare ad insufficienza renale acuta e nei casi più gravi, richiedere la dialisi con esiti potenzialmente letali».
Di fronte a tali rischi, l’Azienda sanitaria della Provincia di Trento ha diramato un’allerta: coloro che avessero acquistato il Puzzone di Moena di recente, sono stati invitati a non somministrarlo ai bambini sotto i dieci anni, alle donne in stato di gravidanza o a chiunque sia immunodepresso. Il pericolo consiste soprattutto nella mancanza di trattamenti termici come la bollitura o la pastorizzazione, che di norma eliminano i patogeni nel latte post-mungitura.
I genitori devono quindi prestare maggiore attenzione, soprattutto nelle malghe: evitare formaggi freschi o yogurt del genere dove le condizioni igieniche potrebbero essere compromesse. Nel 2023, in Italia, sono stati registrati 18 casi di questo tipo, aumentati a 73 nel 2024, sottolineando che il rischio zero non esiste, ma molte malattie si possono evitare adottando comportamenti corretti. Per ulteriori indicazioni, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale consiglia di consultare il sito rischialimentari.it.