Dal 1966, il romanzo “Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas ha visto numerosissime adattamenti, a partire dal teleromanzo diretto da Edmo Fenoglio con Andrea Giordana e Sergio Tofano. Tra le versioni più celebri, va certamente ricordata la parodia del Quartetto Cetra. Oggi, una serie-evento di quattro serate per un totale di otto episodi si propone come l’ultima trasposizione internazionale di questa storia. La serie, diretta da Bille August, vanta un cast d’eccezione con Sam Claflin nel ruolo di Edmond Dantès, Ana Girardot come Mercedes e Jeremy Irons nei panni dell’abate Faria. La sceneggiatura, frutto della collaborazione tra Greg Latter e Sandro Petraglia, è trasmessa su Rai 1.

L’intreccio raffinato di “Montecristo” racchiude tutti gli elementi tipici del romanzo d’appendice: eventi intricati, personaggi coinvolgenti e sviluppi narrativi capaci di stimolare molteplici interpretazioni. Una domanda centrale per chi guarda questa nuova produzione è semplice, ma ricca di significato: che cosa tiene in vita Edmond Dantès, condannato ingiustamente alla prigionia nel Castello d’If per quindici anni? La risposta è l’amore. Dumas ritrae un mondo irrimediabilmente corrotto, dove la giustizia non può che essere recuperata attraverso la vendetta, piuttosto che affidandosi a leggi che favoriscono i potenti.

Il viaggio di Dantès è una progressiva presa di coscienza: si rende conto che l’innocenza e la chiarezza non bastano per ottenere libertà e giustizia. La prigionia diventa per lui un lungo periodo di formazione, in cui grazie all’abate Faria acquisisce conoscenze indispensabili. Una vera e propria “educazione coatta”, che lo prepara a rispondere ai torti subiti con un piano preciso di ritorsione. Nel corso di questo percorso, Dantès imparerà anche il significato autentico dell’amore.

La miniserie si distingue per il suo ritmo narrativo coinvolgente e la capacità di raccontare una storia con energia e dettaglio. Queste caratteristiche rappresentano essenze imprescindibili della narrativa popolare. In definitiva, questa nuova versione del classico di Dumas si presenta come una storia magistralmente raccontata, confermando l’immortalità del capolavoro originale.

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