La Camera dei Deputati ha dato il primo via libera alla riforma costituzionale riguardante la separazione delle carriere dei magistrati, con 174 voti a favore, 92 contrari e 5 astenuti. Azione e Più Europa si sono uniti alla maggioranza nel sostenere la riforma, mentre Italia Viva ha optato per l’astensione. Parti come il Partito Democratico, il Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra si sono opposte alla proposta. Il disegno di legge ora si sposta al Senato per la seconda delle quattro letture necessarie per le modifiche costituzionali.

Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha definito la giornata “storica”, sottolineando che la riforma non ha intenti punitivi verso la magistratura. Ha inoltre espresso fiducia nel fatto che la solida maggioranza parlamentare assicurerà un iter senza intoppi, auspicando una conclusione entro l’estate. Tuttavia, ha evidenziato la complessità e la lunghezza del percorso richiesto dalla Costituzione, ipotizzando che l’esito finale possa spettare al popolo tramite referendum, considerando la probabile mancanza di una maggioranza dei due terzi.

Nordio ha rigettato le accuse di natura punitiva rivolte alla riforma, affermando che la separazione delle carriere non rappresenta una minaccia per la democrazia, portando ad esempio paesi democratici come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, dove le carriere sono separate. Ha sottolineato il potenziale positivo della riforma, come l’istituzione dell’Alta Corte di Giustizia e il sorteggio dei magistrati, che contribuiranno a spezzare il legame patologico creato dalle correnti correntizie, rendendo la magistratura indipendente da influenze interne.

Il Ministro ha anche discusso dello “scudo penale” per le forze dell’ordine, descrivendo il termine come improprio e sottolineando che la legge deve essere uguale per tutti. Ha spiegato che un carabiniere o poliziotto sotto indagine subisce automaticamente una stigma, proponendo misure per garantire indagini senza pregiudizi.

Di contro, l’Associazione Nazionale Magistrati ha espresso preoccupazione per la riforma, ritenendo che minacci l’autonomia e l’indipendenza della magistratura senza migliorare il sistema di giustizia. L’Associazione ha evidenziato come la separazione delle carriere possa isolare il pubblico ministero, riducendone la funzione di garanzia. Anche Magistratura Democratica si è opposta, chiedendo una reazione visibile con l’abbandono delle cerimonie di apertura dell’Anno Giudiziario nel momento in cui interviene il rappresentante del ministero.

Nella visione critica dei magistrati di Magistratura Democratica, la riforma non separa le carriere, ma crea due nuovi corpi burocratici di giudici e accusatori, rischiando di mettere questi ultimi, i pubblici ministeri, sotto il controllo crescente del potere esecutivo, minando l’indipendenza dal governo in carica.

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