La richiesta di dimissioni della ministra del turismo, Daniela Santanché, è stata avanzata dalle opposizioni in seguito al suo rinvio a giudizio relativo ai conti dell’azienda Visibilia. La segretaria del Partito Democratico sottolinea che Giorgia Meloni, solo una settimana fa, aveva dichiarato di voler attendere la decisione della magistratura. Con l’arrivo di tale decisione, sostiene Schlein, è inaccettabile ignorare la situazione. In passato, Meloni, quando si trovava all’opposizione, chiedeva dimissioni per situazioni meno gravi; adesso, non può adottare un doppio standard, specialmente nei confronti dei suoi alleati politici.

Nicola Fratoianni di Avs è stato uno dei primi a chiedere le dimissioni di Santanché, raccogliendo già 50.000 firme a sostegno della causa. Anche Angelo Bonelli, altro esponente di Avs, ritiene inopportuna la presenza della ministra nel governo, poiché costituisce un affronto alle istituzioni. Giuseppe Conte del M5S ha ribadito la richiesta di dimissioni, accusando Meloni di mancare di dignità e annunciando la presentazione di una mozione di sfiducia. Dal canto suo, Carlo Calenda di Azione motiva la sua critica non solo con il rinvio a giudizio ma anche con la gestione fallimentare di una società da parte di Santanché, sottolineando l’incompatibilità di tali comportamenti con un incarico pubblico di rilievo.

Tuttavia, una posizione diversa arriva da Italia Viva, che, dichiarandosi garantista, decide di non sostenere la richiesta di dimissioni. Il centrodestra, dal suo canto, difende la ministra Santanché, sostenendo il principio di presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. La Lega ribadisce la fiducia nella ministra, mentre Forza Italia afferma l’importanza del garantismo per tutti, privati cittadini e ministri inclusi.

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