La Commissione europea ha recentemente dato il suo assenso a un piano proposto dall’Austria per il contenimento della spesa pubblica, un documento che riflette le linee guida di un possibile esecutivo a guida estrema destra. L’iniziativa vede protagonisti il Partito della Libertà (FPÖ), noto per le sue posizioni contrarie all’immigrazione, e il Partito Popolare (ÖVP), di orientamento centro-destra. Entrambi i gruppi sono attualmente impegnati nelle trattative per una coalizione innovativa, che potrebbe segnare il ritorno di un cancelliere di estrema destra in Austria dalla fine del secondo conflitto mondiale.
L’approvazione della Commissione Europea sembra offrire una certa stabilità alle finanze pubbliche austriache, collocando contemporaneamente le relazioni tra Bruxelles e Vienna su di un binario positivo, per quanto concerne l’economia. Secondo quanto dichiarato da Balazs Ujvari, portavoce della Commissione per gli affari economici, non verrà proposto l’avvio di una procedura per eccesso di deficit contro l’Austria. In un contesto europeo, tale procedura implicherebbe severi interventi di riduzione del bilancio, con potenziali implicazioni negative sull’immagine del Paese vista da un punto di vista finanziario.
Sebbene un accordo di coalizione tra l’FPÖ e l’ÖVP non sia ancora stato formalmente raggiunto, l’obiettivo cruciale di evitare eventuali sanzioni da parte dell’Unione Europea dovute all’eccessiva spesa è stato centrato. Per scongiurare la procedura di deficit eccessivo, entrambi i partiti hanno avanzato la proposta di tagli alla spesa per un ammontare pari a 6,3 miliardi di euro, da implementare qualora ottenessero la guida del governo austriaco. Tali interventi sono stati previsti in numerosi settori entro il 2025, con il fine di mantenere il deficit sotto la soglia del 3% rispetto al PIL, come stabilito dall’UE.
La ratifica di queste iniziative da parte dei ministri delle finanze dovrebbe avvenire in un prossimo incontro a Bruxelles, programmato per martedì, conferendo così ulteriore legittimità alla raccomandazione della Commissione. La decisione costituisce un passaggio fondamentale nel quadro delle relazioni tra l’Unione Europea e l’Austria, soprattutto in un momento tanto delicato per l’assetto politico del Paese.