Lo studio commissionato dalla Diocesi di Bolzano-Bressanone allo studio legale tedesco Westpfahl Spilker Wastl di Monaco di Baviera ha portato alla luce una serie di abusi sessuali clericali con una portata inaspettata. In un periodo che copre quasi sei decenni, dal 1964 al 2023, sono stati identificati 67 casi di aggressioni sessuali con 59 vittime accertate, di cui il 51% rappresentato da bambine e ragazze. In questo contesto, si sottolinea come la fascia d’età più vulnerabile sia tra gli 8 e i 14 anni, mentre la maggior parte degli abusatori avessero tra i 28 e i 35 anni.

Il vescovo Ivo Muser ha accolto i risultati di quest’indagine, la prima nel suo genere in Italia, descrivendo la gravità di ogni singolo caso di abuso. Questo lavoro ha smascherato un sistema omertoso che, fino al 2010, sembrava ignorare le vittime, perpetuando così una dolorosa cultura dell’errore. L’avvocato Ulrich Wastl, presentando le 610 pagine del rapporto, ha evidenziato che ciò che è stato rivelato è solo una frazione della realtà, un fenomeno molto più esteso e complesso di quanto ci si possa aspettare.

Un esempio particolarmente toccante è il “caso numero 5”, in cui un sacerdote accusato di numerosi abusi su bambine è stato semplicemente trasferito da una parrocchia all’altra per cinque decenni, nonostante le ricorrenti segnalazioni. Altrettanto significativo è il “caso numero 15”, dove un prete ha insistito a celebrare il funerale di un giovane vittima di suicidio, presumibilmente causato dagli abusi subiti dallo stesso sacerdote.

L’indagine denuncia la necessità di una rivoluzione culturale e di un maggior coinvolgimento delle donne nei ruoli dirigenziali ecclesiastici come parte di una nuova cultura di vicinanza. Queste raccomandazioni nascono dalla consapevolezza che le donne possono comprendere meglio le dinamiche degli abusi sessuali. Il vescovo Muser ha affermato con coraggio l’importanza di mettere le vittime al centro di ogni azione ed ha sottolineato che si tratta di un punto di partenza verso un cambiamento.

Il rapporto ha ispirato la speranza che altre diocesi italiane possano seguire l’esempio di Bolzano-Bressanone, l’unica ad aver commissionato un’indagine indipendente, per avviare studi simili sul territorio nazionale. Dei casi esaminati, solo sette hanno portato a procedimenti legali con tre condanne definitive, evidenziando come i numeri rappresentino solo una parte del dramma umano coinvolto.

Il rapporto ha altresì sollevato critiche verso la gestione passata delle accuse, come dimostrato dal “caso numero 16”, dove un’indagine interna fu negata alle autorità giudiziarie, impedendo un’azione più efficace nei confronti del sacerdote accusato, poi assolto in Cassazione per prescrizione, ma con una richiesta di risarcimento per la vittima superiore a un milione di euro. Questi casi sottolineano la devastazione emotiva e la richiesta di giustizia che rimane nonostante gli anni di silenzio e negazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *