Negli ultimi dieci anni, la Catalogna ha attraversato un periodo complesso e controverso. Questo territorio spagnolo ha guadagnato l’attenzione internazionale nel 2017, quando i suoi leader politici hanno cercato di realizzare un referendum sull’indipendenza, giudicato illegale. Di fronte a questa situazione, il governo centrale spagnolo a Madrid ha risposto con fermezza, risultando nell’incarcerazione di metà dei dirigenti regionali e nella fuga di altri verso l’esilio auto-imposto in Belgio e Svizzera. Da quel momento, proteste, procedimenti giudiziari e tensioni politiche hanno caratterizzato la scena.

Tuttavia, pare che la lunga saga del separatismo catalano stia vivendo una pausa, almeno momentanea. Nelle elezioni dello scorso maggio, per la prima volta in tre decenni, i partiti nazionalisti non hanno ottenuto la maggioranza nel parlamento regionale catalano. Gli elettori hanno invece mostrato il loro sostegno a Salvador Illa, politico socialista di 58 anni che ha optato per una campagna focalizzata su questioni sociali piuttosto che sull’indipendenza. Carismatico ex ministro della salute spagnolo durante la crisi sanitaria da Covid-19 e stretto collaboratore del presidente Pedro Sánchez, Illa viene spesso visto come un tecnocrate calmo e misurato. Ha espresso la volontà di governare, allontanando l’attenzione dall’indipendentismo, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita in una delle regioni più ricche della Spagna. Illa sostiene appassionatamente l’autonomia catalana, ma sottolinea che essa dovrebbe esistere in un contesto spagnolo pluralista e diversificato.

Ritiene che una stretta cooperazione con Madrid possa portare benefici in settori cruciali come la sanità, le infrastrutture ferroviarie, i servizi pubblici e le possibilità di lavoro. Tali questioni, secondo Illa, riguardano tutti i cittadini catalani, al di là delle loro posizioni politiche sull’indipendenza. La sua ambizione è quella di promuovere l’unità e quanto unisce i catalani.

Tuttavia, il percorso di Illa potrebbe non essere privo di ostacoli. La sua amministrazione di minoranza, insediata lo stesso giorno del drammatico ritorno dello storico leader separatista Carles Puigdemont a Barcellona, è fragile e dipendente dal supporto della Sinistra Repubblicana Catalana, un importante partito indipendentista. Sebbene non detengano più il controllo del parlamento regionale, l’aspirazione all’indipendenza continua a suscitare consenso. Il movimento, tuttavia, è indebolito da divisioni interne, permettendo a Illa di assicurarsi l’appoggio parziale di fazioni indipendentiste e di minare l’unità del movimento separatista.

Illa vede nella collaborazione con l’Unione Europea una via per attenuare le tendenze isolazioniste presenti in Catalogna. Vuole ridisegnare la rappresentanza catalana a Bruxelles, dove dal 2004 esiste una delegazione regionale vicina alla Commissione europea che ha agito come ambasciata separatista. Ora, desidera un ruolo attivo nei processi decisionali dell’UE, specialmente all’interno del Comitato delle Regioni. Per raggiungere tale obiettivo, ha scelto Jaume Duch, veterano delle istituzioni dell’UE, per guidare l’ufficio estero e dell’UE del governo catalano. Illa intende presentare la Catalogna non come un problema, ma come un contributore positivo nell’arena europea.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *