A Davos, in Svizzera, si è tenuto il World Economic Forum annuale, un’importante occasione che ha visto la partecipazione di molte figure politiche e sostenitori ucraini che nutrono speranze in merito alla recente elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti. Qualche mese fa, le preoccupazioni di Kiev si concentravano su una possibile nuova presidenza di Donald Trump, temendo che avrebbe costretto l’Ucraina a cedere terreno a Vladimir Putin. Tuttavia, il contesto è cambiato, e ora si guarda con ottimismo alla possibilità che Trump possa essere la chiave per porre fine alla lunga crisi che imperversa da tre anni.
Tra coloro che vedono una potenziale svolta c’è Kurt Volker, ex rappresentante speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina durante il primo mandato di Trump, il quale ha dichiarato a POLITICO che la situazione sta evolvendo in maniera positiva. L’anno 2024 sembrava un periodo di attesa a causa delle elezioni e delle incertezze, mentre il 2025 si prospetta come un anno di azione, con passi finalmente concretizzabili.
La presidenza di Joe Biden, per molti aspetti, ha rappresentato una continuità, mantenendo un certo livello di staticità nella gestione della situazione ucraina. Ora, invece, l’avvento di Trump viene percepito come una discontinuità, un’opportunità che, secondo molti ucraini e lo stesso presidente Volodymyr Zelenskyy, potrebbe forzare Vladimir Putin a partecipare a negoziati diretti.
Anche se a Kiev si è ben consapevoli che la vera difficoltà per raggiungere la pace risiede nelle volontà di chi siede al Cremlino, il cambiamento al vertice della Casa Bianca rappresenta un elemento di novità in cui riporre speranze per possibili dialoghi costruttivi tra Mosca e Kiev. Gli sviluppi futuri restano incerti, ma la prospettiva di uno scenario diverso alimenta l’ottimismo sul risultato di eventuali trattative di pace.