Durante la campagna elettorale, Donald Trump aveva annunciato l’intenzione di introdurre tariffe fino al 20% su una vasta gamma di merci, inclusi i veicoli alimentari, una volta entrato alla Casa Bianca. Tuttavia, a quattro giorni dall’insediamento, la promessa di attuare immediatamente queste misure non è stata mantenuta, nonostante l’importanza storica del tema per Trump, che lo ha fortemente sostenuto da decenni. Questo ritardo suggerisce che il presidente potrebbe non aver ancora definito chiaramente le modalità e i tempi per l’imposizione dei dazi, secondo alcune fonti informate delle discussioni interne all’amministrazione, le quali hanno parlato in anonimato a causa della natura non definitiva delle politiche discusse.

Una questione cruciale che Trump deve ancora affrontare è se applicare tariffe elevate a specifici Paesi o se considerare esenzioni per determinati settori o prodotti. Tale incertezza rappresenta il primo evidente segnale di divisione all’interno del cerchio ristretto del presidente su una questione politica rilevante.

In ogni caso, gli esperti vicini a Trump avvertono di non fraintendere la situazione: i dazi saranno introdotti. Una fonte interna ha dichiarato che l’implementazione delle tariffe è prevista nei prossimi mesi e che saranno “ampie e universali”. Un’altra persona al corrente delle discussioni ha confermato la determinazione del presidente riguardo ai dazi universali, sottolineando come fosse l’unico tema di cui parlasse Trump.

L’incertezza sull’agenda delle tariffe deriva in parte dal fatto che Trump continua a ricevere consigli contrastanti da due gruppi distinti. Da un lato ci sono il candidato alla segreteria del Tesoro, Scott Bessent, e Kevin Hassett, scelto per guidare il Consiglio Economico Nazionale, che sostengono un approccio più cauto al commercio, con tariffe graduate e mirate per non destabilizzare i mercati o causare inflazione. Dall’altro lato, il candidato al Rappresentante per il Commercio U.S., Jamieson Greer, insieme a Peter Navarro e Stephen Miller, rappresentano la squadra più protezionista, favorevole a misure tariffarie più estese.

L’azione immediata di Trump al suo insediamento includeva un ordine esecutivo per approfondire la questione delle tariffe con una scadenza fissata per aprile, e un posticipo delle tariffe su Canada, Messico e Cina al 1° febbraio. Tuttavia, questo ordine non ha portato a cambiamenti radicali né offerto chiarezza ai Paesi stranieri o ai leader aziendali circa le future mosse di Trump. Dopo le elezioni di novembre, Trump aveva previsto dazi doganali del 10% sulla Cina e del 25% su Messico e Canada, citando il loro presunto ruolo nell’immigrazione illegale e nel traffico di droga. Durante una conferenza stampa, Trump ha suscitato ulteriore urgenza nel discorso pubblico, ma senza fornire dettagli chiari, menzionando la possibilità di imporsi sulla Cina nelle settimane successive.

2 pensiero su “Trump e i dazi: incertezze e divisioni sulle prossime mosse commerciali”
  1. Mi sembrano solo chiacchiere da parte di Trump. Sarebbe interessante capire se ha davvero un piano o se è tutto fumo negli occhi.

  2. Eh ma sto Trump non mantiene mai le promesse, dice una cosa ee ne fa un’altraa. Mo vediamo se ste ttariffe le mete o no.

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