A Davos, in Svizzera, l’Unione Europea ha preso una direzione inaspettata dopo l’imprevisto ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Infatti, quello che ha dato il via a una serie di accordi commerciali bloccati da tempo è stata proprio la sua vittoria elettorale di novembre. Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, e Maroš Šefčovič, responsabile degli accordi commerciali, hanno reagito prontamente all’elezione di Trump, per sbloccare intese che giacevano sui tavoli da anni, se non decenni. L’obiettivo ora è anche quello di instaurare nuovi legami commerciali, per contrastare la minaccia di barriere tariffarie elevate da parte degli Stati Uniti.

Von der Leyen ha chiarito la posizione dell’Europa durante il suo discorso inaugurale al World Economic Forum, sottolineando il desiderio di cooperazione non solo con gli alleati storici, ma con qualsiasi nazione con interessi condivisi. Durante il primo mandato, la Commissione aveva tentato di integrare diritti umani e questioni ambientali negli accordi commerciali, incontrando tuttavia poca disponibilità dai partner internazionali. Fallimenti significativi sono stati l’annullamento di un viaggio previsto per siglare intese con l’America Latina e la mancata firma di un accordo con l’Australia, dopo lunghe negoziazioni.

Questo cambiamento di prospettiva è emerso nelle settimane che hanno preceduto l’insediamento ufficiale di Trump, con Šefčovič che, in un colloquio a Davos, ha notato un rinnovato interesse nell’accelerare le trattative di libero scambio con l’Unione Europea. Trump, nonostante le promesse elettorali di implementare tariffe significative a livello globale, deve ancora concretizzare tali misure, ma la sola ipotesi ha spinto l’UE a rafforzare i propri sforzi in campo commerciale. Secondo un diplomatico europeo, proprio questa minaccia ha finito, in modo involontario, per incentivare e accelerare le negoziazioni dell’UE con paesi terzi, dando vita a un nuovo dinamismo nelle politiche commerciali dell’unione.

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