La Banca Centrale Europea si appresta a intervenire sui tassi di interesse nell’ultima riunione, prevista per giovedì, con l’obiettivo di annunciarne una riduzione e suggerire ulteriori azioni in futuro. Questo avviene nel contesto dell’incertezza globale suscitata dalle politiche economiche dell’amministrazione statunitense sotto la guida di Donald Trump.

Per giovedì, gli analisti prevedono unanimemente che la BCE ridurrà il tasso di deposito principale di un quarto di punto percentuale, portandolo al 2,75%. Alcuni membri del Consiglio direttivo desiderano arrivare fino al 2% entro giugno. Tuttavia, secondo alcuni esperti, tali dichiarazioni potrebbero essere interpretate principalmente come un modo per rassicurare sul sostegno della BCE all’economia dell’eurozona, qualora gli Stati Uniti decidessero di applicare tariffe sulle esportazioni europee.

Recentemente, l’inflazione nell’area euro ha registrato un sorprendente rialzo toccando il 2,4% a dicembre, il massimo da luglio. Tuttavia, le previsioni dei decisori vedevano questo aumento come un picco temporaneo, mantenendo inalterato il quadro generale della BCE. Quest’ultimo considera ancora raggiungibile l’obiettivo del 2% di inflazione nel corso dell’anno, ipotizzando un progressivo abbassamento del tasso di deposito al 2%.

Mentre l’economia europea stenta a mostrare segnali di ripresa, dovendo compensare le contrazioni economiche in Germania e Francia, altrove nel blocco è stata registrata una crescita. Secondo Greg Fuzesi, economista di JP Morgan, le previsioni attuali giustificano le riduzioni dei tassi in programma.

Dal giugno scorso, la BCE ha progressivamente ridotto il tasso di deposito, inizialmente al 4% e portandolo al 3% attuale. Nonostante il suo impegno a seguire un approccio basato sui dati, alcune figure influenti, ad esempio il capo della banca centrale francese François Villeroy de Galhau, hanno manifestato sostegno per ulteriori tagli fino al raggiungimento del 2% entro l’estate.

La riunione della BCE sarà complicata dalle possibili minacce tariffarie statunitensi, che potrebbero colpire duramente le esportazioni dell’eurozona e provocare eventuali risposte da parte della Commissione europea. Di recente, Trump ha dimostrato la sua disponibilità a usare simili misure per esercitare pressione sui partner commerciali.

Entro aprile, la BCE dovrebbe avere una visione più chiara delle strategie tariffarie di Trump verso l’Europa. L’attuale scenario peggiore avanzato dall’allora presidente riguardava dazi significativamente più alti, mentre il futuro segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha proposto un approccio più contenuto. La presidente della BCE Christine Lagarde discuterà di questi sviluppi con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, anche se il prossimo vertice del Consiglio direttivo formalmente non sarà toccato.

Le aspettative di un taglio dei tassi questa settimana e nella riunione di marzo sembrano inevitabili tra gli analisti, sebbene eventuali ulteriori indicazioni possano risultare premature a causa delle incertezze economiche. Alla BCE si parla di una transizione verso una politica “neutra”, dopo anni di approccio restrittivo, sebbene l’equilibrio di tale neutralità resti complesso da definire.

Il dibattito interno alla BCE rischia di farsi più acceso man mano che ci si avvicina alla neutralità, con alcuni membri del consiglio che invitano alla cautela nel non cadere in una “modalità di stimolo”. La discussione sulla delicatezza delle mosse successive continuerà, con eventuali decisioni trimestrali sui tassi post-marzo, se l’economia lo consentirà.

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