Nel panorama fiscale della Gran Bretagna post-Brexit, l’ex Cancelliere Rishi Sunak aveva segnato un grande cambiamento nel sistema di tassazione degli alcolici del paese, promuovendolo come una semplificazione radicale del sistema. Con la Brexit ormai compiuta, Sunak sottolineava come la libertà acquisita dall’uscita dall’Unione Europea consentisse un approccio più diretto ed equo. Ma l’attuazione di tali riforme, presentate come migliorative, ha portato a conseguenze che molti nell’industria vinicola giudicano negative.

Le tasse sugli alcolici nel Regno Unito, una volta stabilite dalle normative dell’UE, ora si basano su un sistema distinto, con un aumento delle imposte e una maggiore complessità. A partire dal 1° febbraio, l’imposta sull’alcol subirà un incremento del 3,6%, e il sistema procederà con 30 fasce fiscali per il vino, basate sul volume alcolico piuttosto che sul tipo di bevanda. Tali modifiche rischiano di incidere notevolmente sui prezzi di alcune delle varietà vinicole popolari, con un aumento previsto che potrebbe raggiungere dalle £2,45 alle £3,09 per bottiglia.

Sebbene il governo laburista attualmente in carica difenda queste riforme come una modernizzazione necessaria, atta a promuovere la salute pubblica, l’industria vinicola britannica esprime serie preoccupazioni. Miles Beale, amministratore dell’Associazione Commerciale del Vino e degli Spiriti, segnala che le nuove norme potrebbero portare ad aumenti di prezzo, reduzion dell’offerta e incremento della burocrazia. I piccoli rivenditori, in particolare, sarebbero maggiormente colpiti da tali cambiamenti a causa della complessità del calcolo fiscale su ogni bottiglia d’importazione.

Le preoccupazioni sono ulteriormente acuite dalla difficoltà nel determinare il contenuto alcolico del vino, che può variare per il clima e tra le diverse annate. Questi fattori, associati all’aumento delle altre spese per le aziende vinicole e i rivenditori come l’assicurazione nazionale e le tariffe commerciali, delineano un quadro complicato per il settore.

James Ellis, direttore di Ellis Wines, un’azienda storica di famiglia, sottolinea come l’ondata di burocrazia e costi aggiunti sconcerti molte imprese. Esprime timori che i costi possano portare a un calo delle vendite nei ristoranti e in altri punti vendita di vino. Anche Steve Finlan della Wine Society prospetta costi aumentati di diversi milioni di sterline per la sua azienda, costringendolo a congelare le assunzioni e trasferire parte dell’onere fiscale ai clienti.

Nonostante l’industria vinicola abbia cercato di dialogare con il governo, molti si lamentano della mancanza di considerazione delle loro preoccupazioni, rafforzando la percezione che queste nuove norme fiscali non siano state ideate con un solido collegamento alla realtà imprenditoriale. Mentre lo scenario economico continua a muoversi, resta da vedere quale sarà l’effetto complessivo di queste riforme sulla competitività del mercato britannico del vino.

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