Il presidente Donald Trump ha recentemente paventato l’introduzione di dazi imminenti sulle importazioni provenienti da Messico e Canada, creando un clima di tensione e resistenza tra le nazioni coinvolte e all’interno degli Stati Uniti stessi. Questa posizione ha suscitato la reazione non solo dei governi dei due Paesi confinanti, ma anche da parte di vari leader e settori industriali del Nord America, che hanno espresso preoccupazione per le potenziali conseguenze di una guerra commerciale con i principali partner economici degli Stati Uniti.

Trump ha dichiarato la sua intenzione di applicare tariffe del 25% sulle merci messicane e canadesi e del 10% sui beni cinesi, ribadendo la scadenza di sabato per l’entrata in vigore di tali misure. Le motivazioni evidenziate dal presidente riguardano i disavanzi commerciali e la gestione dell’immigrazione clandestina. Ha anche accusato la Cina dell’invio di fentanyl attraverso Messico e Canada negli Stati Uniti.

In risposta, il governo canadese ha iniziato a muoversi rapidamente per persuadere l’amministrazione Trump a rinunciare a queste azioni. Un video di tre minuti che mostra un tratto tranquillo e sicuro del confine tra Canada e Stati Uniti è stato inviato al segretario al Commercio designato, Howard Lutnick, per mostrare l’efficacia delle attuali misure di sicurezza. Allo stesso modo, il presidente messicano Claudia Sheinbaum ha sottolineato tutti gli sforzi intrapresi per evitare una tale situazione.

Nel contesto statunitense, vari settori industriali che rischiano di essere danneggiati dai dazi annunciati continuano a esercitare pressioni, chiedendo esenzioni o almeno trattamenti meno severi per i loro beni. Questo include aziende dell’energia, dell’automobile, dell’agricoltura, dei prodotti alimentari e della tecnologia. La speranza è che la Casa Bianca possa rimanere aperta al dialogo e che si possa evitare di rispettare la scadenza fissata per l’1 febbraio.

Fonti vicine ai negoziati rimangono ottimiste riguardo alla possibilità di raggiungere un accordo tra Canada, Messico e Stati Uniti prima che le tariffe vengano effettivamente applicate. Anche se un accordo non dovesse essere raggiunto immediatamente, è probabile che ci sia un intervallo di tempo prima che le modifiche doganali vengano implementate, offrendo ulteriore spazio per le trattative.

Nel frattempo, i rappresentanti canadesi in visita a Washington hanno chiarito di non essere stati informati in anticipo delle recenti dichiarazioni di Trump. Il Ministro degli Affari Esteri canadese, Mélanie Joly, ha evidenziato la mancanza di decisioni concrete e dettagli dalla Casa Bianca. Dal canto suo, il Primo Ministro Justin Trudeau ha riaffermato che il Canada è pronto a rispondere alle minacce di dazi, sottolineando che meno dell’1% dei flussi di fentanyl e immigrazione illegale negli Stati Uniti passa attraverso il Canada.

In Messico, il presidente Sheinbaum ha dichiarato che il governo messicano è disposto a difendere la propria sovranità e a dialogare da pari con gli Stati Uniti, preservando la dignità e il rispetto dei propri cittadini.

Anche vari gruppi industriali hanno espresso il loro dissenso, evidenziando le potenziali ripercussioni economiche. Un gruppo rappresentante 52 realtà del settore degli alcolici ha chiesto con insistenza di escludere vino e alcolici dai nuovi dazi, mentre Matt Blunt, presidente del Consiglio di Politica Automobilistica Americano, ha sollecitato esenzioni per le automobili e le parti che rispettano l’accordo NAFTA.

In definitiva, nonostante le intenzioni annunciate dall’amministrazione Trump, una significativa resistenza interna ed esterna lavora per evitare un’escalation commerciale che potrebbe avere conseguenze dannose per le economie di Stati Uniti, Canada e Messico.

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