Nijeem Osama Almasri, un individuo di 45 anni con un passato da venditore ambulante, ha visto la sua vita trasformarsi radicalmente quando è diventato una figura influente nel panorama militare della Tripolitania. La sua recente detenzione in Italia si è conclusa con una rapida liberazione e un volo di Stato verso Tripoli, donde da allora continua a svolgere le sue attività presso l’ufficio nel quartiere di Sabaa, vicino al carcere di Jdeida. Qui, mantiene i suoi legami con le alte sfere del governo e la potente milizia della Rada.

Trattato con grande riguardo al suo ritorno in Libia, Almasri è stato accolto come un eroe dai dignitari governativi. Le pressioni sul governo italiano per il suo rilascio sono testimoniate da fonti vicine al sistema militare libico e sembrano dettate dalla necessità di salvaguardare interessi strategici, quali le infrastrutture dell’Eni e la sicurezza degli italiani presenti nel paese, compresi i rappresentanti diplomatici.

Le autorità locali e i media hanno adottato un atteggiamento di reticenza intorno alla figura di Almasri, mentre il dibattito oltreconfine, soprattutto in Italia, rimane un eco ovattato. Il rischio per i giornalisti libici critici è reale e noto, spingendoli a considerare la prigione o peggio come conseguenze tangibili di eventuali denunce esplicite.

Almasri, noto per il suo ruolo nelle operazioni della Rada, è descritto come il responsabile delle missioni più delicate e pericolose. La sua carriera di ascendente percorso ricorda quella di Abdurahman al-Milad (detto Bija), anch’egli un ex venditore ambulante coinvolto in affari illeciti e successivamente eliminato in un attentato. La traiettoria di Almasri ha avuto una svolta significativa nel 2014 con l’affiliazione alla Rada, ove continua a esercitare un controllo ostinato sul sistema carcerario libico e sui traffici migratori.

Nonostante gli sforzi del premier Abdul Hamid Dbeibeh per riformare il sistema di potere radicato nelle milizie, il controllo di gruppi armati come la Rada, la Brigata 444 e la Ghneiwa resta intatto. Questi gruppi, con la loro sovranità de facto, costituiscono dei veri e propri stati nello Stato, svolgendo un ruolo cruciale nel mantenimento della sicurezza nazionale. Per ogni entità straniera che intenda operare in Libia, il dialogo con queste milizie si impone come elemento ineludibile.

L’intricata rete di alleanze e rivalità, interna ed esterna al panorama libico, evidenzia quanto sia complesso il quadro politico e militare del paese. L’intera vicenda di Almasri rappresenta così non solo una questione di sicurezza e ordine pubblico, ma anche un delicato equilibrio diplomatico che coinvolge interessi internazionali di vasta portata.

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