Il recente rapporto del Bilancio Militare dell’International Institute for Strategic Studies ha evidenziato un significativo aumento della spesa militare da parte della Russia, tale da superare quella di tutte le nazioni europee messe insieme. Questa crescita esponenziale rappresenta una sfida per l’Europa, nonostante gli sforzi dei paesi del continente di potenziare i propri bilanci e riarmarsi. Secondo l’IISS, nel 2022 la Russia ha destinato 13,1 trilioni di rubli ($145,9 miliardi) alla spesa militare, equivalente al 6,7% del PIL, un incremento del 40% rispetto all’anno precedente.
Sebbene l’Europa abbia speso complessivamente $457 miliardi in difesa nel 2024, un aumento del 50% in termini nominali rispetto al 2014, la disparità è evidente quando si calcola la spesa russa in termini di parità di potere d’acquisto. Questa metodologia fa salire il bilancio militare russo a $461,6 miliardi, un numero che supera quello europeo.
La crescita senza precedenti nella spesa militare della Russia è attribuita a una massiccia espansione della difesa e a riforme industriali interne. Tali sviluppi alimentano timori in Europa circa la possibilità che la Russia possa dirigere la sua potenza militare verso il continente europeo una volta terminato il conflitto in Ucraina. Le preoccupazioni non sono infondate, come sottolineato dall’intelligence danese che ha lanciato un avvertimento su una possibile “guerra su vasta scala” entro cinque anni.
La guerra in Ucraina ha segnato un punto di svolta per la Russia, che ha dovuto riorganizzare il proprio settore della difesa per sostenere il conflitto. Malgrado le significative perdite militari, compreso l’utilizzo di vecchi modelli di carri armati, la Russia sembra determinata a mantenere tattiche militari dispendiose. L’Europa, nel frattempo, cerca di colmare il divario di capacità militare accumulato negli anni post-Guerra Fredda.
I paesi europei, soprattutto quelli confinanti con la Russia, stanno accelerando i propri programmi di riarmo, a volte acquistando attrezzature al di fuori dell’Europa, come dimostrano gli accordi militari tra Polonia e produttori sudcoreani. Tuttavia, vi è un dibattito in corso all’interno dell’Unione Europea su quanto privilegiare le proprie industrie rispetto a fornitori esterni.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha spinto per un incremento del budget di difesa dei paesi NATO portando la sua richiesta fino al 5% del PIL. Tuttavia, sotto l’attuale guida di Trump, i tradizionali legami difensivi tra Stati Uniti ed Europa stanno subendo tensioni, lasciando il continente in una situazione incerta riguardo al futuro delle sue alleanze strategiche.
L’Unione Europea è consapevole delle lacune nel proprio arsenale e sta promuovendo un incremento delle spese militari. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha suggerito un aumento di €500 miliardi nei prossimi dieci anni per potenziare la difesa comune. Nonostante questi sforzi, c’è ancora preoccupazione che l’Europa non stia facendo abbastanza per affrontare la crescente potenza militare russa. Gli iniziativi, come il programma europeo per l’industria della difesa da €1,5 miliardi, devono ancora dimostrare la loro efficacia nel rafforzare il complesso industriale militare europeo.