Stefania Flore, avvocata di Cagliari specializzata in diritto civile e di famiglia, ha recentemente sollevato un caso legale che mette in luce presunte irregolarità in un bando per un assegno di ricerca dell’Università di Bologna. Nonostante il suo impressionante curriculum, che include un dottorato di ricerca, varie pubblicazioni scientifiche e diversi incarichi accademici, la Flore sostiene di essere stata ingiustamente scavalcata da una candidata meno qualificata, una giovane neolaureata che avrebbe goduto di legami personali con i membri della commissione valutatrice.
Secondo la Flore, il processo di selezione è stato viziosamente truccato in favore della neolaureata, la quale vanta solo uno stage di tre mesi al Parlamento europeo e legami diretti con i membri della commissione di valutazione. A riprova delle sue affermazioni, l’avvocata ha evidenziato discrepanze nei criteri di valutazione e ha presentato un esposto per falso ideologico in atto pubblico contro tutti e tre i commissari.
In particolare, Flore mette in discussione il punteggio assegnato ai suoi titoli accademici. Afferma che mentre avrebbe dovuto ricevere 23 punti, ne ha ottenuti solo 19, risultando poi sconfitta per un margine di appena due punti. L’avvocata sottolinea che, se i criteri fossero stati applicati correttamente, avrebbe ottenuto il punteggio più alto. Inoltre, segnala che le modalità di valutazione dei titoli sono state modificate dopo che la commissione era già a conoscenza dei candidati, favorendo così la 25enne attraverso un’interpretazione dei criteri apparentemente tagliata su misura.
Nonostante i tentativi della Facoltà di Giurisprudenza di rimediare alla situazione ripetendo la valutazione con una nuova commissione, Flore ritiene che la sua vittoria sia stata già ottenuta e chiede solo che i punteggi vengano aggiornati correttamente. Dinanzi al silenzio dell’Ateneo, ha deciso di ricorrere a un avvocato e procedere per vie legali.
Attualmente, un nuovo bando è stato pubblicato e la Flore risulta nuovamente tra i candidati ammessi, anche se non è certa di voler accettare in caso di vittoria. L’intera questione è ora sotto la lente della Procura, alla quale spetta determinare se vi siano effettivamente stati comportamenti illeciti da parte della commissione valutatrice. La vicenda solleva interrogativi sul sistema di reclutamento accademico e su come i potenziali conflitti di interesse possano essere gestiti per garantire trasparenza e equità.