L’annuncio del presidente statunitense Donald Trump di aver avviato colloqui con il leader russo Vladimir Putin sul conflitto in Ucraina ha suscitato una reazione di shock e indignazione tra i sostenitori di Kiev. Lo stesso senatore degli Stati Uniti Adam Schiff, noto critico del presidente e figura di punta durante il primo processo di impeachment contro di lui, ha dichiarato che Trump si rivela un abile negoziatore, ma solo nell’interesse del Cremlino. Ed ha ammonito che il presidente ha contattato la Russia, da molti considerata una minaccia, ancor prima di relazionarsi con l’Ucraina, considerata un alleato chiave.
Nel frattempo, ci sono state dichiarazioni importanti da parte del Segretario della Difesa degli Stati Uniti, secondo cui l’Ucraina non dovrebbe contare su un futuro all’interno della NATO e nemmeno sul ripristino della sovranità territoriale. Questi commenti sono stati considerati come un preludio a una rinuncia preventiva agli interessi ucraini anche prima dell’avvio formale delle negoziazioni.
Trump ha lasciato intendere che potrebbe presto incontrare Putin in Arabia Saudita, evento che segnerebbe il loro primo vertice personale dall’insediamento alla Casa Bianca. In parallelo, Kaja Kallas, responsabile per la politica estera dell’UE, ha ribadito assieme ai Paesi del gruppo Weimar +, che comprendono Francia, Germania, Polonia, Spagna, Italia e Regno Unito, l’importanza dell’indipendenza e dell’integrità del territorio ucraino nel contesto delle trattative di pace.
Preoccupazione è stata espressa anche in Estonia, con Marko Mihkelson, presidente della Commissione per gli Affari Esteri, che ha ammonito su un possibile “giorno oscuro per l’Europa”, auspicando una presa di coscienza da parte dei leader europei sulla responsabilità del destino continentale.
Le critiche si sono intensificate nei confronti della posizione degli Stati Uniti, con dichiarazioni ribadite dal Segretario alla Difesa che hanno sollevato dubbi sulla possibilità per Kiev di riacquisire i territori perduti post-2014. Trump ha espresso scetticismo su questa eventualità, suggerendo però una possibile parziale restituzione.
In Gran Bretagna, l’ex ministro degli Esteri James Cleverly ha criticato la strategia di negoziazione di Trump, sottolineando come non sia saggio iniziare un dibattito indicando in anticipo le concessioni di una parte. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha continuato a mantenere un atteggiamento determinato, discutendo con Trump e con il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti per pianificare i prossimi passi.
Tuttavia, le dichiarazioni di Trump, che sembrano incolpare indirettamente Kiev per il conflitto, hanno scatenato ulteriori polemiche. Il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha auspicato un processo di pace equo che comprenda Ucraina, Europa e Stati Uniti. Mentre la deputata americana Marcy Kaptur ha sottolineato l’importanza di un ruolo centrale di Zelenskyy in qualsiasi negoziazione.
In un quadro di opinioni contrastanti, il ministro degli Esteri ungherese ha accolto con favore le conversazioni Trump-Putin, vedendo in quest’incontro un avvicinamento alla pace tanto desiderata. D’altro canto, Chrystia Freeland, candidata premier canadese, ha confermato l’incondizionato supporto del suo paese all’Ucraina, sottolineando la necessità per tutte le democrazie di sostenere un’eventuale adesione di Kiev alla NATO.