Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato una serie di nuove tariffe che potrebbero colpire tutti i Paesi che applicano tasse sui beni americani. L’iniziativa, che rappresenta un ulteriore capitolo nella sua politica commerciale protezionistica, potrebbe essere attivata a partire dal 2 aprile, come dichiarato da Howard Lutnick, nuovo ministro al commercio. Gli Stati Uniti non faranno eccezioni, ha promesso Trump, e intenderanno colpire anche l’IVA, considerata alla stregua di un dazio.
Già a partire dal 12 marzo, gli Usa applicheranno dazi del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio, senza tenere conto del loro paese di origine. Questo rappresenta un primo passo verso la nuova strategia di Washington per bilanciare il commercio con quei Paesi che impongono tasse sui prodotti americani. Tra queste tariffe, rientrano anche quelle che colpiscono settori come quello degli autoveicoli e dei macchinari.
Nel frattempo, l’Europa si prepara a rispondere. La Commissione europea, pur sottolineando la volontà di mantenere un dialogo aperto con gli Stati Uniti, ha fatto sapere che si opporrà a ogni barriera ingiustificata al commercio libero, preparandosi a proteggere i suoi interessi economici.
L’Italia, essendo uno dei principali esportatori verso gli Stati Uniti, rischia di essere particolarmente colpita da queste nuove tariffe. Secondo i dati del centro studi di Confindustria, nel 2024 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto il volume di 65 miliardi di euro, con un surplus commerciale di circa 39 miliardi. L’Italia, così come altri Paesi europei, potrebbe subire costi aggiuntivi per miliardi di euro qualora queste misure venissero implementate.
Il settore delle bevande, dell’automotive e della farmaceutica sono tra i più esposti, e qualsiasi ulteriore aumento delle barriere commerciali avrebbe un impatto significativo su queste industrie italiane, che fanno ampio affidamento sulla domanda statunitense. L’Unione Europea potrebbe rispondere attraverso misure simili a quelle del 2018, colpendo prodotti simbolo degli Stati Uniti come alcolici e motociclette.
L’obiettivo dichiarato dell’amministrazione Trump è quello di riportare la produzione manifatturiera all’interno degli Stati Uniti, oltre a generare maggiori entrate per finanziare i tagli fiscali promessi durante la campagna elettorale. Bruxelles potrebbe negoziare con gli Stati Uniti, considerando a sua volta di incrementare l’acquisto di gas naturale liquefatto, prodotti agricoli e commesse militari statunitensi, in cambio di relazioni più diplomatiche e stabili con Washington.
Tuttavia, se queste misure dovessero proseguire, l’incertezza commerciale potrebbe avere effetti negativi su tutta l’economia globale. L’Europa sta valutando diverse possibilità per difendersi da queste potenziali ripercussioni, ma il rischio di accentuare una guerra commerciale rimane alto, con possibili conseguenze anche per gli stessi Stati Uniti.
La situazione è delicata e richiede una gestione oculata delle relazioni economiche internazionali, affinché si evitino tensioni commerciali che potrebbero danneggiare ulteriormente il commercio globale.