Dario Buzzolan ha dato vita a una narrazione magistrale nel suo ultimo romanzo, “Baracca e burattini”, pubblicato da Mondadori il 4 febbraio. Con estrema abilità, il romanziere ha creato la saga della famiglia Bo che si dipana nel corso di un secolo, iniziando dal 1925 fino ai giorni nostri. Questa narrazione è avvincente perché evita i momenti morti o le divagazioni superflue che spesso caratterizzano altre saghe familiari. Buzzolan è maestro nel mantenere l’interesse del lettore, sia mentre descrive dettagli di vite vissute negli anni Trenta, sia mentre si addentra nelle storie degli anni Novanta, primi Duemila, o in eventi storici come la Seconda Guerra Mondiale e il boom economico degli anni Sessanta.
La struttura del romanzo è particolarmente notevole, essendo costruita sulla narrazione alternata di sei voci diverse, tutti legati a questa famiglia che potremmo definire disfunzionale. I narratori principali sono Ermes, il patriarca, sua moglie Emma, il figlio Ranieri e le nipoti Ada ed Elle. C’è poi Tonino, che pur non essendo un Bo di nascita, è stato indissolubilmente legato alla famiglia fin da giovane. Buzzolan è riuscito a orchestrare queste voci, a turno protagoniste, in un movimento che ricorda il gioco degli scacchi.
Un esempio evidente è l’alternanza tra Elle, nata nel 1988, che anima racconti della prima parte ambientata tra il 1925 e il 1947 grazie ai ricordi del nonno Ermes, che a sua volta sviluppa il filo narrativo. A seguire, altri membri come Emma o Ranieri prendono il testimone, accompagnando il lettore fino al presente. Ognuno vive la propria storia e quella degli altri, creando un mosaico complesso e ricco di contraddizioni che alimentano il romanzo.
Uno dei fili conduttori è Elle, un’attrice teatrale alle prese con le sue dipendenze, che collega una famiglia laziale venata da radici piemontesi. Nessuno in questa famiglia riesce a rimanere ancorato a lungo, spinto spesso ad abbandonare tutto, come il detto “fare baracca e burattini” suggerisce. Tuttavia, esiste una forza impercettibile che in un modo o nell’altro riunisce le generazioni, centrata attorno alla Casa Blu, un’abitazione abusiva a Passo Oscuro, trasformata nel tempo in rifugio e casa spartana.
Buzzolan affronta temi attuali con delicatezza, come la questione del fine vita, centrale nel percorso di Ranieri che, dopo aver lasciato l’azienda di famiglia, diventa oncologo e abbraccia la causa dell’eutanasia. Si parla anche di dipendenze e delle difficoltà nei rapporti genitore-figlio, comuni a molti.
“Baracca e burattini” risulta essere molto più di una semplice storia familiare: si trasforma in una panoramica sulla storia di un’intera nazione, un’analisi profonda su un presente modellato da azioni passate. Questo romanzo è tra i 32 titoli presi in considerazione per il Premio Strega 2025, segnalato da Massimo Gramellini. Desta particolare menzione la prosa pulita e letteraria di Buzzolan, capace di affidare con successo la narrazione a sei diverse prospettive. Gramellini sottolinea l’abilità di Buzzolan nel realizzare un’opera così ben costruita e appassionante, affermando che meriterebbe un posto tra i candidati del Premio.