Il recente scenario a livello internazionale si presenta complesso e altamente dinamico. A Kiev, l’atmosfera si è fatta tesa, con un aumento delle aspettative in merito alla possibilità che l’America di Trump adotti la strategia del “colpisci e negozia”, un metodo già visto in passato. La tensione si è intensificata con le dichiarazioni del presidente statunitense contro il leader ucraino Zelensky, accusandolo di essere il “responsabile” del conflitto con la Russia, episodi cui Zelensky ha risposto accusando Trump di essere influenzato dalla propaganda russa.
In questo contesto, Keith Kellogg, stretto consigliere di Trump, è stato inviato per un dialogo con Zelensky, evento che volutamente è stato mantenuto discretamente lontano dai riflettori. Nonostante la mancanza di segnali evidenti, Zelensky ha parlato di discussioni costruttive riguardo la situazione militare e le garanzie di sicurezza. Si prospetta ancora del tempo per ulteriori colloqui, ma è già chiaro che i dialoghi mirano a un eventuale accorto sulle risorse preziose, le terre rare.
Da Washington, il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz ha esplicitato la necessità di un abbassamento dei toni da parte dell’Ucraina, invitando quest’ultima a firmare l’accordo proposto dagli Stati Uniti, che coinvolge lo sfruttamento delle terre rare ucraine. Tuttavia, tale prospettiva viene vista dai media e dal governo ucraino come un ricatto, insistendo sull’importanza di impegni futuri più concreti legati all’intesa.
A complicare ulteriormente il quadro, le manovre internazionali di Trump e le conseguenze delle sue politiche sembrano scuotere profondamente gli equilibri globali. Con il rifiuto degli Stati Uniti di accusare la Russia di aggressione nel G7 e all’ONU, l’Occidente si trova in una difficile posizione di rinegoziazione delle proprie alleanze. In risposta, i leader europei, tra cui Ursula von der Leyen e Antonio Costa, sono intenzionati a ribadire la loro solidarietà all’Ucraina partecipando a un evento significativo nella capitale ucraina.
Nel contesto del nuovo assetto geopolitico, la posizione dell’Europa appare critica, stretta tra la necessità di riaffermare la propria indipendenza e quella di salvaguardare le proprie relazioni con un America sempre più ambigua. Il rinnovato asse tra Trump e Putin rischia infatti di marginalizzare il ruolo europeo, mentre iniziative come quelle pianificate dai leader di Francia e Regno Unito mirano a rafforzare la propria autonomia e visibilità sulla scena internazionale.