A Bruxelles, si intravedono nuovi sviluppi nei negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina. Mentre il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, appare padrone della situazione nei dialoghi con la Russia, l’Europa si prepara a giocare una carta decisiva, custodendo un potenziale economico di ben 200 miliardi di euro. Esclusi dal recente incontro tra Stati Uniti e Russia, i governi europei potrebbero optare per misure estreme, come il sequestro degli asset sovrani russi bloccati dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte di Mosca tre anni fa.

Gran parte di questo capitale, immobilizzato presso l’istituzione finanziaria Euroclear con sede a Bruxelles, sta già generando interessi. Al contrario, gli Stati Uniti gestiscono solo una frazione di questo importo, circa 5 miliardi di dollari. L’appropriazione di tali beni rappresenterebbe un’azione audace che potrebbe garantire all’Unione Europea un ruolo di rilievo nei futuri colloqui di pace, dopo le recenti esclusioni nelle discussioni avvenute a Riyadh. Tuttavia, mentre si approssima il G20 in Sudafrica, l’Unione Europea è spaccata sulla questione. Da un lato, si potrebbe dimostrare a Trump che Bruxelles ha ancora una voce forte; dall’altro, vi è il timore di potenziali ripercussioni negative.

Il contesto globale, con gli Stati Uniti che potrebbero ritirarsi dal supporto all’Ucraina, rende lo sblocco dei fondi una mossa strategica per alcuni paesi. Questo approccio è fortemente sostenuto dai leader della regione baltica e nordica, vicini alla Russia. Essi promuovono un trasferimento immediato di denaro a Kyiv, favorendo il sostegno polacco e ceco, nonché della principale rappresentante diplomatica dell’UE, Kaja Kallas. Viceversa, grandi stati membri come Francia, Germania, Italia e Spagna, insieme alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, esprimono preoccupazioni per le conseguenze economiche internazionali che tale misura potrebbe innescare.

La Francia, rappresentata dal Presidente Macron, ha esplicitato durante un incontro con Trump che sebbene gli alleati occidentali possano legalmente usufruire dei proventi degli asset durante il conflitto, confiscare le riserve stesse sarebbe un passo illegale. Secondo il governo francese, la disponibilità degli asset come leva nei colloqui di pace è fondamentale e privarsi di essa significherebbe rinunciare a un importante vantaggio negoziale.

Il mantenimento degli asset russi congelati, per gli avversari del sequestro, rappresenta un elemento cruciale nelle trattative con Mosca. Lasciando intendere che la restituzione dei fondi potrebbe avvenire solo in cambio di concessioni significative, l’Unione Europea mira a tenere alta la pressione sul Cremlino.

L’idea di utilizzare i beni per la ricostruzione post-bellica sta guadagnando consenso. Infatti, i 27 leader dell’UE hanno determinato per legge che gli asset rimarranno congelati fino al pagamento delle riparazioni da parte della Russia per i danni causati all’Ucraina. Tuttavia, anche se alcuni diplomatici europei concordano sul fatto che il denaro potrebbe coprire parte delle spese esorbitanti di ricostruzione, c’è chi sottolinea che i fondi rappresentano il bisogno immediato e strategico, piuttosto che una risorsa per il futuro. Nel contesto dei colloqui in corso con gli Stati Uniti, la Russia stessa ha mostrato apertura all’idea di destinare parte dei fondi alla ricostruzione delle regioni in Ucraina sotto il suo controllo.

Il prossimo incontro dei ministri delle finanze del G7 previsto a Cape Town offrirà un’ulteriore occasione per discutere del destino degli asset russi e del futuro supporto economico all’Ucraina, mantenendo alta l’attenzione sul ruolo che questi fondi potrebbero avere nello scenario internazionale.

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