Il momento di silenzio che segue un evento tumultuoso spesso parla più delle parole stesse. Tuttavia, in un contesto internazionale, sono le reazioni di figure di spicco a delineare la percezione pubblica. Vladimir Putin, leader della Russia, sembra essersi sottratto al consueto commento immediato in seguito agli eventi recenti che hanno coinvolto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, negli Stati Uniti. In questo quadro, Putin può permettersi questa pausa poiché il suo nuovo alleato, Donald Trump, sembra aver preso l’iniziativa. La posizione di Putin al momento risulta vantaggiosa e, come negli ultimi incontri con l’Fsb, egli continua a sostenere che le sue ambizioni saranno, in qualche modo, realizzate.

Mentre il leader russo mantiene il silenzio, i media russi sfruttano l’opportunità per attaccare Zelensky, descrivendo l’episodio accaduto alla Casa Bianca come un colpo finale alla sua carriera politica. Frasi taglienti e titoli sensazionalistici dominano i canali televisivi russi, dove si dipingono scenari di umiliazione per il leader ucraino. Stazioni come Rossiya24 e Rossiya1 parlano di una “catastrofe diplomatica”, mentre il Primo canale descrive una “catastrofe diplomatica” in cui Zelensky avrebbe mostrato una mancata padronanza della situazione.

Esponenti vicini al Cremlino commentano con toni duri; Dmitry Medvedev non manca di aggiungere la propria critica su Telegram, mentre Kirill Dmitriev sottolinea il carattere ormai “storico” della questione, suggerendo con sarcasmo che il presidente dell’Ucraina è un capitolo chiuso. Lo scenario prosegue con Georgy Asatrian, che vede nella figura di Zelensky una delle motivazioni alla base dell’intervento di Putin e della mancata statualità in Ucraina.

Non da meno è Leonid Slutsky, che denigra l’intelligenza di Zelensky nel gestire dialoghi di alto livello. A fare eco a queste opinioni ci sono anche figure note dell’opposizione, come Yulia Latynina, la quale riflette sulla sconfitta del presidente ucraino.

Anche se molti non azzardano previsioni sul futuro, il sentimento di diffidenza verso gli Stati Uniti è palpabile, e si percepisce una crescente irritazione anche nei confronti dell’Europa. Il senatore Aleksej Pushkov indica come i leader europei abbiano sostenuto Zelensky, fornendo al presidente americano, Donald Trump, un’ulteriore giustificazione per allontanarsi dalla stessa Europa e punirla.

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