Marcello Balestra, un personaggio di spicco nel panorama musicale italiano, è stato un collaboratore fondamentale di Lucio Dalla, con cui ha condiviso tre decenni della propria vita nella grande famiglia artistica creata dal celebre cantautore. Oltre al rapporto professionale, un forte legame di amicizia ha unito i due uomini, tanto che Balestra considera Dalla come un secondo padre. Questo rapporto profondo e intimo è alla base del libro che Balestra ha pubblicato su Dalla, dal titolo “Lucio c’è”, uscito per Mondadori Electa.
Una delle tante memorie divertenti che Balestra conserva di Dalla riguarda i suoi scherzi notturni. Durante le trasferte in albergo, infatti, il cantante bolognese amava travestirsi da fantasma, destando dapprima terroro, per poi sfociare in risate fragorose. Questa era solo una delle manifestazioni della personalità giocosa e creativa di Dalla.
Balestra ricorda anche come, durante una partita di calcio tra Cesena e Bologna, Dalla si travestì indossando un parrucchino biondo, scherzando persino in situazioni che altri avrebbero vissuto con stress. La sua capacità di inventare e scherzare senza sosta era una caratteristica distintiva. Il legame con gli amici aveva per Dalla un valore speciale e, nonostante una concezione non tradizionale di famiglia, era capace di stringere rapporti intensi di affetto e complicità con persone di varia provenienza.
L’artista bolognese amava circondarsi di individui in grado di apprezzare e condividere la sua sete di vita e creatività, tanto che Balestra, che lavorava in un albergo alle Isole Tremiti, venne introdotto nel mondo musicale da Dalla stesso. Dopo aver capito che il giovane Balestra aveva una passione per la musica, Dalla non esitò a coinvolgerlo nel suo entourage.
Lucio Dalla aveva una relazione complessa con il successo e il denaro. Spesso, piuttosto che presenziare a riunioni ufficiali, preferiva mandare al suo posto un sosia, come nel caso della delegazione cinese visitata da Vito D’Eri. Ma era anche un uomo generoso: per tutta la vita ha sostenuto amici in difficoltà economiche e ha contribuito alla crescita di nuovi talenti musicali come Luca Carboni e Samuele Bersani.
Le sue relazioni personali erano variegate: tra queste, spiccano i nomi di Marianne Campbell e Angela Baraldi. Sebbene il suo rapporto con l’amore fosse complesso, il sentimento che nutriva verso le persone era sempre puro e autentico.
La concezione di Dalla della fede era altrettanto unica: pur portando sempre al collo un crocifisso, preferiva appellarsi a una spiritualità personale, invitando chiunque si sentisse perso a rivolgersi agli angeli. Gli stessi angeli ricorrono spesso nella sua produzione musicale, a testimonianza di una fede intesa come purezza d’animo.
Dalla aveva anche un legame speciale con la madre, una figura influente e di supporto, e il conferimento della Laurea Honoris Causa dall’Università di Bologna rappresentò per lui un modo di esaudire il desiderio materno di un figlio laureato, nonostante la sua carriera artistica già avviata.
Dopo la sua morte il 1° marzo 2012, la questione dell’eredità di Dalla ha destato alcune polemiche, dato l’assenza di un testamento formale. Dalla aveva espresso più volte, con il suo tipico sarcasmo, l’intenzione di destinare tutto a persone o enti in necessità, come il suo cane o i frati domenicani, seguendo una tradizione di generosità che marchia indelebilmente la sua memoria.