La condivisione di informazioni tra i membri della NATO è sempre stata delicata, tuttavia recenti sviluppi politici hanno complicato ulteriormente una situazione già complessa. Sorgono dubbi e sfiducia tra gli stati membri, specialmente dopo che l’allineamento strategico degli Stati Uniti sotto Donald Trump sembra aver minato l’uniformità dell’alleanza. La questione è diventata ancora più intricata dopo l’attacco russo all’Ucraina, che ha intensificato i dissapori, soprattutto considerando che paesi come Ungheria e Slovacchia, accusati di inclinarsi troppo verso Mosca, sono ora visti con sospetto.
Gli esperti e gli ex funzionari della sicurezza dell’alleanza, in particolare coloro vicini a POLITICO, hanno espresso preoccupazioni sia per il futuro dell’intelligenza condivisa tra i paesi NATO, sia per la direzione politica della Casa Bianca. L’incertezza sulla cooperazione continua tra Washington e gli altri alleati si è acuita con la decisione temporanea degli Stati Uniti di sospendere la condivisione di informazioni con l’Ucraina, allo scopo di spingere Kyiv a negoziare con la Russia.
Molti alleati si chiedono se possano ancora fidarsi degli Stati Uniti come partner imparziale nella gestione delle crisi internazionali, in particolare nel contesto ucraino. La scelta di metodi bilaterali per la condivisione delle informazioni, anziché attraverso i canali formali della NATO, rivela la difficoltà crescente di mantenere una collaborazione fruttuosa all’interno dell’alleanza stessa.
Tra le figure che suscitano preoccupazione spicca Tulsi Gabbard, scelta da Trump per dirigere l’intelligence nazionale. Le sue posizioni filo-moscovite e i contatti con figure contestate come l’ex presidente siriano Bashar Assad amplificano le tensioni. Parallelamente, l’idea proposta da Peter Navarro di escludere il Canada dalla rete di condivisione Five Eyes alimenta ulteriori timori sul futuro della cooperazione internazionale nel campo dell’intelligence.
Per quanto le informazioni tecniche e legate ai sistemi d’arma siano condivise con prudenza e spesso tramite canali ristretti, la sfiducia nei confronti dei servizi segreti di alcuni paesi, in particolare dell’Ungheria, solleva preoccupazioni sul fatto che informazioni delicate possano finire in mani ostili. Allo stesso modo, in Bulgaria, lo spettro di infiltrazioni russe nei servizi chiave fa sì che Sofia non riceva l’intero quadro informativo dagli alleati.
La storia della NATO è punteggiata da episodi di cautela e riserve nella condivisione di intelligence, ma il coinvolgimento degli Stati Uniti su questo fronte è nuovo e crea un pericoloso precedente. Nonostante la difficoltà del momento, la continuità della collaborazione informativa tra i membri dell’alleanza rimane un elemento cruciale per la sicurezza collettiva, mentre le tensioni e i sospetti tra stati membri, vecchi e nuovi, persistono come un’ombra minacciosa sul futuro dell’alleanza stessa.
In questo contesto, la NATO deve affrontare la difficile sfida di mantenere un’alleanza coesa e efficace, cercando di superare la diffidenza reciproca all’interno di uno scenario geopolitico sempre più complesso e ambiguo.