Le operazioni militari russe nel Donbass si sono recentemente intensificate, con particolare accanimento nella regione di Donetsk. Nella notte tra venerdì e sabato, l’intensificazione dei bombardamenti ha causato danni significativi anche in aree urbane, colpendo infrastrutture critiche come le centrali del gas a Odessa, e arrecando devastazioni alle aree di Kharkiv e Zaporizhzhia. Le perdite umane tra i civili sono in aumento e attualmente si stimano circa quindici vittime, mentre numerosi abitanti sono costretti a trovare rifugio in cantine e bunker per sfuggire ai raid incessanti. Località come Dobropillia, Pokrovsk e Chasiv Yar sono tra le più duramente colpite.

Parallelamente all’escalation nel Donbass, l’enclave russa di Kursk vede un crescendo di tensione. Le forze armate russe, con il supporto della fanteria proveniente dalla Corea del Nord, stanno stringendo la presa sull’unità militare ucraina. Fonti militari ucraine riportano sui social network che le vie di approvvigionamento nella regione di Sumy sono sempre più minacciate e che i bombardamenti non conoscono tregua da almeno tre giorni. In questo contesto, gli ucraini sembrano arretrare, perdendo progressivamente gran parte del territorio russo da loro occupato dal 6 agosto scorso.

Questo crescendo di ostilità segue la recente decisione degli Stati Uniti di interrompere l’invio di supporto militare a Kiev, compresi i missili per la difesa aerea Patriot e la collaborazione con l’intelligence ucraina. In risposta, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché vengano imposte nuove sanzioni contro Mosca. Zelensky ha definito gli attacchi “vili e inumani”, sottolineando che non vi sono cambiamenti negli obiettivi russi. Questi sviluppi complicano ulteriormente uno scenario già drammatico e richiedono un’urgente risposta internazionale per supportare l’Ucraina nel fronteggiare l’aggressione.

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