In Francia, le discussioni interne al governo e i colloqui con la Germania stanno esplorando la possibilità di requisire beni russi congelati per fornire supporto all’Ucraina. Un rappresentante informato sui dibattiti ha precisato che esiste una comunicazione riservata tra funzionari francesi e tedeschi su questa questione, con l’obiettivo di utilizzare tali beni per garantire finanziamenti a Kyiv.

L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha portato l’Unione Europea a bloccare circa 200 miliardi di euro in asset russi presso Euroclear, un’istituzione finanziaria con base a Bruxelles. Sebbene i Paesi del G7 abbiano già approvato l’uso dei profitti generati da questi beni per sostenere un prestito di 50 miliardi di dollari all’Ucraina, si è deciso di non utilizzare direttamente il capitale per il rischio di infrangere norme internazionali.

Nonostante l’attenzione internazionale su eventuali violazioni legali, i ministri francesi sono stati riluttanti a commentare pubblicamente la questione, avendo invece sollevato motivazioni di diritto internazionale per non procedere con il sequestro. In particolare, il ministro dell’Economia francese, Eric Lombard, ha dichiarato che, poiché la Francia non è in un conflitto diretto con la Russia, tali azioni sarebbero contrarie agli accordi internazionali.

Parallelamente, l’incertezza provocata dalle politiche statunitensi, tra cui la reticenza di Donald Trump nel sostenere l’Ucraina militarmente, ha intensificato il dibattito in Europa sulla necessità di potenziare l’assistenza a Kyiv. Recentemente, Ursula von der Leyen ha presentato un nuovo piano per inviare ulteriori prestiti fino a 150 miliardi di euro ai governi dell’UE per rafforzare la difesa militare.

I Paesi baltici e nordici, confinanti con la Russia, sostengono che i fondi russi congelati vengano messi immediatamente a disposizione dell’Ucraina, manifestando impazienza rispetto alla posizione più cauta e legale della Francia. Tuttavia, come notato dal funzionario francese, il governo di Parigi valuta prudentemente l’uso di questi beni per fornire garanzie sui prestiti future, piuttosto che impiegarli direttamente. La possibilità di sfruttare i 200 miliardi di euro congelati appare come un’opportunità significativa per fornire a Bruxelles e a Kyiv un solidissimo supporto economico, seppur con tutti i limiti e le incognite del contesto legale internazionale.

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