Il 10 marzo si prepara un’importante assemblea per i soci della Fenice, l’impresa che fa capo a Chiara Ferragni. Il quotidiano Corriere della Sera ha rivelato come il clima sia piuttosto teso, dovendo affrontare sia un’assemblea ordinaria—ritardata—per approvare il bilancio del 2023, sia una straordinaria per una possibile ricapitalizzazione. Le sorti della società potrebbero essere decise durante questi incontri.

Il panorama finanziario di Fenice è complesso. La compagnia, che vede coinvolti anche Paolo Barletta e Pasquale Morgese, registra una perdita di 10 milioni di euro e ricavi previsti nel 2024 notevolmente inferiori rispetto agli anni precedenti, con un calo sette volte maggiore rispetto ai ricavi pre-crisi del “pandoro-gate”. Un altro punto di frizione riguarda Morgese, che possiede il 27,5% delle azioni: le sue riserve sulla ricapitalizzazione derivano dall’insicurezza sulla ripresa del mercato nei prossimi dodici mesi, periodo cruciale per rilanciare i brand associati alla società.

Nonostante le controversie legate al “caso Balocco”, il bilancio 2023 si è chiuso con ricavi compresi tra gli 11 e i 12 milioni di euro, comunque inferiori rispetto ai 14,3 milioni ottenuti nel 2022. Tuttavia, i risultati parziali fino al 30 novembre rivelano come il 2024 stia mostrando una pesante discesa delle entrate, complici gli effetti ancora tangibili del pandoro-gate, emerso a dicembre 2023. Le entrate del marchio Chiara Ferragni si aggirerebbero intorno ai 2 milioni, significativamente ridotte, con perdite cumulative simili.

Per quanto riguarda la configurazione societaria, Chiara Ferragni detiene il 32,5% delle quote, Paolo Barletta il 40% e Pasquale Morgese il restante 27,5%. Claudio Calabi, succeduto a Ferragni e Barletta nel ruolo di amministratore unico lo scorso novembre, ha il compito di presentare lo stato patrimoniale aggiornato all’autunno del 2024 insieme al bilancio del 2023. Questa documentazione sarà fondamentale per giustificare una richiesta di aumento di capitale, che dovrebbe ottenere il via libera anche senza l’unanime consenso dei soci.

Le indiscrezioni del Corriere suggeriscono che Pasquale Morgese potrebbe non solo opporsi alla ricapitalizzazione, ma anche contestare il bilancio in sede giudiziaria se un’approvazione dovesse avvenire senza un piano industriale robusto e rassicurante per il futuro immediato. È dunque vitale per la Fenice stabilizzare le proprie finanze per almeno i prossimi dodici mesi, un lasso di tempo decisivo che preparerebbe il terreno a un piano di rilancio più strutturato.

Attualmente, la Fenice si rivolge principalmente a una clientela giovane, tra i 15 e i 28 anni, ma la situazione resta fragile. Nonostante i significativi tagli dei costi, che hanno visto dimezzare il personale a soli otto dipendenti e il trasferimento degli uffici nella sede principale della holding Sisterhood di Ferragni, la società sta combattendo contro una congiuntura complessa che richiede soluzioni mirate e compatte.

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