Negli ultimi anni, Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko hanno consolidato i loro legami incontrandosi ben venticinque volte. Interessante notare che la maggior parte di questi incontri, ben ventitré, si sono svolti sul suolo russo, testimonianza evidente della disparità nei rapporti di forza tra i due leader. Tuttavia, mai come nell’ultimo incontro si è percepita una tale attesa nei confronti dei colloqui, non per nuovi accordi commerciali, ma piuttosto per le attese dichiarazioni di Putin riguardo alla proposta di tregua avanzata dagli Stati Uniti e dall’Ucraina.

La proposta di una tregua di un mese, accolta con scetticismo dal Cremlino, è stata oggetto di un intenso dibattito a Mosca, soprattutto dopo che Yuri Ushakov, consigliere di Putin, aveva espresso dubbi sull’utilità di tale cessazione temporanea delle ostilità, definendola un’opportunità per l’Ucraina di riarmarsi. Eppure, l’ultima parola spettava a Putin, che ha improvvisamente catturato l’attenzione internazionale con un intervento dal tono cautamente calcolato.

Putin ha iniziato ringraziando il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per l’attenzione dedicata alla crisi ucraina. Ha accettato l’idea di un cessate il fuoco, ma con molteplici riserve, ribadendo che lo scopo ultimo deve essere una pace duratura e non una mera interruzione temporanea delle ostilità. Il leader russo ha sottolineato che una tregua deve affrontare le cause profonde della crisi e ha indicato la necessità di un dialogo diretto e prioritario con Trump.

Riflettendo sulla recente visita nella regione di Kursk, ormai quasi interamente sotto controllo russo, Putin ha illustrato le opzioni limitate delle forze ucraine: arrendersi o affrontare la distruzione. Ha osservato che un armistizio potrebbe sembrare vantaggioso per Kiev, ma ha insistito sulla chiarificazione di aspetti cruciali, come la situazione nelle zone ancora contese e le modalità per valutare eventuali infrazioni del cessate il fuoco.

La reazione americana non si è fatta attendere. Trump, accompagnato dal segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha accolto con favore le parole di Putin, definendole promettenti, ma incomplete. Ha espresso un desiderio di dialogo diretto con Putin, sottolineando l’importanza di porre fine rapidamente al conflitto e ha menzionato le trattative in corso per stabilire un accordo solido e dettagliato.

Trump ha anche accennato alle discussioni con la delegazione ucraina riguardo alla loro aspirazione di aderire alla NATO, concludendo con una nota che certamente ha suscitato l’attenzione di Putin: la consapevolezza che la risposta su questa questione era già nota da decenni. Così, il mondo continua a osservare da vicino i prossimi passi di una delle crisi internazionali più complesse e delicate degli ultimi anni.

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