L’influenza dei social media sui disturbi alimentari è un fenomeno che sta assumendo dimensioni sempre più rilevanti. Una recente indagine realizzata da Lilac-Centro DCA, in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla il 15 marzo, ha evidenziato che ben l’81% delle persone che soffrono di disturbi alimentari ritiene che i social abbiano avuto un impatto determinante nella formazione del proprio rapporto con il cibo e con il proprio corpo. Questo dato mette in luce l’influenza pervasiva delle piattaforme digitali sulla salute mentale.
In Italia, con oltre 42 milioni di utenti attivi sui social che trascorrono mediamente due ore al giorno su queste piattaforme, il collegamento tra l’uso dei social media e i disordini alimentari si fa sempre più evidente. L’indagine, condotta su un campione di 600 partecipanti di età media di 30 anni, rileva che i contenuti più deleteri includono le trasformazioni fisiche “Before & After” (34%), che promuovono il cambiamento estetico come unica misura di successo e felicità, i post che normalizzano diete eccessivamente restrittive (24%) e i video “What I eat in a day” (17%), che spesso fissano standard alimentari irrealistici e dannosi.
Giuseppe Magistrale, co-founder e CEO di Lilac-Centro DCA, sottolinea come i disturbi alimentari non possano essere semplicemente ridotti a un effetto collaterale dei social. Tuttavia, ammette che certi contenuti possono intensificare la vulnerabilità di chi è già predisposto e ostacolare il percorso di guarigione.
Oltre all’influenza dei social, chi soffre di disturbi alimentari incontra numerosi ostacoli nel ricevere le cure adeguate. Secondo lo studio, il 63% degli intervistati afferma che le persone attorno a loro non comprendono la loro condizione, e il 40% riporta di essersi sentito dire che si tratta di una questione di volontà, espressioni che evidenziano pregiudizi difficili da superare. Il sistema sanitario presenta ancora delle carenze: l’80% ha difficoltà a trovare un professionista specializzato e il 67% afferma che il proprio problema è stato minimizzato con frasi del tipo “il tuo peso è nella norma, quindi non hai un problema”.
Secondo Filippo Perotto, co-founder di Lilac-Centro DCA, questi risultati sottolineano l’importanza di una formazione specifica per gli operatori sanitari, in quanto molte persone ritardano la ricerca di aiuto temendo di non essere considerate “abbastanza malate”, peggiorando così la propria condizione.
Tra le principali barriere all’accesso alle cure emergono anche i costi elevati delle terapie (19%) e la paura di non essere presi sul serio (26%). La Giornata del Fiocchetto Lilla si pone come un’occasione fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere la prevenzione. È necessario richiedere interventi mirati che includano la formazione dei professionisti e la regolamentazione dei contenuti digitali, con l’obiettivo di proteggere chi è più vulnerabile da messaggi potenzialmente dannosi.