Il celeberrimo romanzo di Umberto Eco, “Il nome della rosa”, diventa una nuova opera musicale, grazie alla creatività di Francesco Filidei. Questo spettacolo, prodotto in collaborazione con l’Opéra National de Paris e il Carlo Felice di Genova, avrà la sua prima mondiale al Teatro alla Scala il 27 aprile. In questa avvincente rappresentazione, i dettagli macabri non mancano: sette monaci assassinati in modi ingegnosi, mentre un’abbazia sospesa in aria fa da sfondo al mistero.
La vera sfida per il regista Damiano Michieletto è stata adattare il giallo di Eco, denso di temi teologici e semiologici, in un’opera teatrale. Tuttavia, lo stesso Eco suggerisce il modo di procedere, delineando una struttura in sette giornate e stanze, con un’abbazia dalla forma ottagonale e un labirinto dalle intricate geometrie. Questi elementi simmetrici sono stati la base per la composizione di Filidei e l’allestimento di Michieletto.
L’ambientazione medievale è reinterpretata con un’estetica contemporanea, attingendo a un immaginario macabro e gotico. La scenografia di Paolo Fantin trae ispirazione dalle sculture delle cattedrali gotiche e dai codici miniati, regalando agli spettatori affascinanti visioni come l’arrivo dei protagonisti, Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk, accolti da un portale abbaziale che prende vita.
In questa storia, il contrasto tra il sacro e il profano è palpabile. Lo spettacolo affronta anche i conflitti tra francescani e domenicani, risolti attraverso una simbolica “rissa” tra fazioni. I libri, specialmente la “Poetica” di Aristotele, occupano un ruolo centrale nella narrazione, mentre la commedia e la risata rappresentano elementi gioiosi che attraversano la composizione musicale, mantenendo una connessione con la contemporaneità attraverso la tematica della satira.
Nonostante “Il nome della rosa” sia già stato adattato in diversi formati, tra cui film e serie TV, questa nuova produzione invita il pubblico a lasciare da parte le memorie precedenti e a vivere l’esperienza teatrale con una mente aperta. La presenza del compositore durante la regia ha offerto un’esperienza stimolante e innovativa, confermando la vivacità dell’opera contemporanea, come dimostrato dal tutto esaurito già raggiunto.
Michieletto ha una lunga storia con la Scala, con sfide iniziali come “Ballo in maschera” del 2013, seguite da successi come “Falstaff” e “Salome”. Parallelamente alla nuova opera, la sua compagna, Ambra Angiolini, si esibisce al Teatro Franco Parenti con un testo che celebra Franca Viola, una donna che negli anni ’60 rifiutò il matrimonio riparatore. Nonostante i percorsi artistici distinti, la possibilità di collaborare in futuro non è esclusa.
Mentre Michieletto continua a lavorare tra opere e spettacoli teatrali, si appresta anche a lanciare il suo film “Primavera”, tratto da “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa, che esplora la musica e la sua città natale, Venezia, segnando un debutto cinematografico promettente.