Oggi, lunedì 21 aprile, all’alba delle 7.35, Papa Francesco, all’età di 88 anni, è spirato presso Casa Santa Marta a Roma, la sua residenza dopo il trasferimento dal Policlinico Gemelli. A divulgare la notizia è stato il cardinale Farrell, descrivendo il momento come un ritorno del Vescovo di Roma “alla casa del Padre”.

Nella storia della Chiesa, già nel lontano 1552, Francesco Saverio, il primo missionario gesuita, spirava in una capanna sull’Isola di Sanciano, di fronte a quel grande sogno rappresentato dalla Cina. Secoli dopo, un altro Francesco raccoglieva il testimone grazie al conclave del 13 marzo 2013. Jorge Mario Bergoglio, argentino e primo Papa gesuita della storia, celebrava messa nella Chiesa del Gesù a Roma. Durante la sua omelia, aveva evocato Francesco Saverio, immaginando il tramonto della sua vita con la stessa pacata serenità.

La dipartita di Papa Francesco, successore del rinunciatario Benedetto XVI, segna un’era che ha visto trasformazioni profonde nella Chiesa, rafforzando la sua “rivoluzione della tenerezza”. Cresciuto a Buenos Aires da genitori di origine piemontese, sin da giovane aveva vissuto la Chiesa non come una struttura elitaria ma come un rifugio dei semplici e per i semplici.

La sua formazione lo aveva portato al noviziato gesuita a Cordoba ed anche lì aveva percepito la mentalità esclusiva di certi ambienti, che desiderava cambiare. Così, quando i cardinali si riunirono nella Cappella Sistina, erano già consapevoli di scegliere un leader che portasse la carezza di Cristo ai margini del mondo.

Durante le riunioni cardinalizie, Bergoglio aveva invitato la Chiesa a uscire dalle sue sicurezze per abbracciare le periferie esistenziali. L’umiltà e la misericordia di Dio erano i suoi punti fermi, e nel nome di San Francesco, aveva dichiarato: “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”

Dal suo insediamento, Francesco ha cercato il contatto diretto, vivendo a Casa Santa Marta, interagendo personalmente con chi incontrava, dimostrando una normalità non ostentata. Come un pellegrino del cuore, i suoi viaggi sono stati missioni d’amore e d’apertura verso tutte le religioni e culture, come nei suoi incontri storici con leader musulmani e ortodossi.

Ha costantemente denunciato l’indifferenza mondiale e le barriere che separano, seminando con il suo esempio i valori insigniti dalle encicliche come “Fratelli tutti”. Il suo insegnamento mirava a un’umanità connessa, attenta all’ambiente, equa nella distribuzione delle risorse e accogliente verso i migranti.

Infine, il suo pontificato ha visto riforme significative nella struttura ecclesiale, cercando di decentralizzare il governo della Chiesa con un approccio globale. Riavvicinare il cristianesimo agli insegnamenti fondamentali è stata la sua opera più grande, rispecchiata nella semplicità dei Vangeli: offrire cibo all’affamato, acqua all’assetato, e amore incondizionato verso l’umanità tutta.

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