A Bucarest, il panorama politico si agita in vista delle elezioni presidenziali, con George Simion, candidato di estrema destra, in forte ascesa. Nonostante la popolarità di Donald Trump negli Stati Uniti sia in calo, Simion considera l’allineamento con il presidente statunitense un vantaggio strategico nella corsa elettorale rumena. Recentemente, ha compiuto una visita a Washington, dove ha avuto incontri chiave, tra cui interviste con figure di spicco come Steve Bannon e Jack Posobiec, entrambi noti per le loro posizioni di estrema destra.

Simion, alla guida dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), sostiene di condividere una visione ideologica simile a quella del Partito Repubblicano statunitense e del movimento MAGA. Questa connessione transatlantica viene vista come un riflettore internazionale sulle elezioni rumene, particolarmente dopo l’annullamento delle elezioni di dicembre. Le autorità rumene avevano giustificato la decisione citando presunte interferenze russe, una spiegazione che l’estrema destra ha respinto accusando l’establishment di non voler accettare la vittoria di Călin Georgescu, noto per le sue simpatie verso il Cremlino.

Con il primo turno riprogrammato per il 4 maggio e un eventuale ballottaggio previsto per il 18 maggio, Simion ha promesso di offrire a Georgescu un ruolo significativo qualora ne uscisse vincitore. L’AUR, che ha acquisito una posizione dominante nel Parlamento rumeno dopo il Partito Social Democratico, si caratterizza per posizioni conservatrici e progetti irredentisti, sollevando preoccupazioni nei paesi vicini come Ucraina, Moldova e Bulgaria.

Seppur negando legami con Mosca, Simion si oppone al supporto militare all’Ucraina. Durante le scorse elezioni, si è classificato quarto, ma sembra aver raccolto molto del sostegno precedentemente accordato a Georgescu. Il mondo osserva con attenzione il suo avanzamento, poiché una sua eventuale vittoria potrebbe mettere a rischio la stabilità dell’UE e della NATO, di cui la Romania è un membro fondamentale.

Secondo Politico Poll of Polls, Simion è attualmente in testa con il 29% delle preferenze. Il suo principale avversario sarà probabilmente Crin Antonescu, ex leader del Partito Liberale Nazionale, o il sindaco di Bucarest, Nicușor Dan. Entrambi rappresentano una sfida significativa, ma Simion spera di capitalizzare il fermento provocato dalla figura di Trump per assicurarsi la vittoria al secondo turno.

All’interno della Romania, Simion è al centro di controversie legate al tentativo di impiegare una società di lobbying americana per coltivare un’immagine positiva tra le figure politiche chiave negli Stati Uniti. La questione dei fondi destinati a questa operazione ha sollevato dubbi, portando l’Autorità Elettorale a indagare sull’origine dei finanziamenti.

Antonescu ha criticato apertamente Simion per il suo investimento in una politica personalistica, accusandolo di cercare sostegno all’estero invece di concentrare gli sforzi all’interno della Romania. Simion, tuttavia, mantiene la sua posizione e mira a sfruttare l’influenza di Georgescu, proponendogli addirittura un ruolo significativo nel governo, forse come primo ministro.

Con l’approssimarsi delle elezioni, tutto è ancora possibile, e i riflettori internazionali sono puntati su come evolverà la situazione in Romania, una nazione che potrebbe affrontare cambiamenti radicali nel panorama politico.

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