PARIGI – Emmanuel Macron si è rivolto alla nazione ieri sera alle 20, chiarendo con decisione che non intende dimettersi. “Abbiamo ancora 30 mesi prima delle prossime elezioni presidenziali, è fondamentale impiegarli nel miglior modo possibile,” ha affermato, mostrando una determinazione incrollabile e un’assoluta mancanza di autocritica. Il presidente ha prontamente attribuito la colpa del tumulto politico attuale principalmente al Rassemblement National e al Nouveau Front Populaire — l’estrema destra e la sinistra — che hanno collaborato per rovesciare il governo di Michel Barnier appena 90 giorni dopo la sua formazione. “Non mi assumerò la responsabilità per gli atti altrui,” ha concluso Macron.

Sebbene molte aspettative fossero riposte nell’annuncio di un nuovo primo ministro, il nome del sostituto di Barnier non è stato svelato. La ricerca di un successore non è stata completata in 24 ore, d’altronde ci sono voluti ben 51 giorni per la nomina di Barnier. Tuttavia, era importante per Macron ristabilire il proprio ruolo centrale sulla scena politica, dopo un periodo di relativa assenza dovuto all’esercizio di lasciare spazio a Barnier, soprattutto su questioni interne complesse e spesso trascurate, come le trattative parlamentari e la difficoltosa questione di bilancio nazionale.

Questo distacco temporaneo dal dibattito politico interno è stato interrotto da una visita di stato in Arabia Saudita, dove il presidente ha incontrato il principe Mohammed bin Salman per discutere di importanti tematiche regionali e accordi sulle forniture belliche. È rientrato a Parigi lunedì sera, proprio poco prima che il governo collassasse.

L’intervento televisivo di Macron ha lodato il senso di servizio di Michel Barnier, ex pensionato richiamato in servizio per guidare la nazione fuori dall’attuale impasse politica. Ma, ancor di più, il presidente ha utilizzato il mezzo televisivo per assumere il ruolo di leader paziente ma inflessibile, pronto a reprimere i partiti che, a suo avviso, hanno esagerato causando la caduta del governo.

Macron ha espresso un particolare disappunto verso i socialisti, colpevoli, secondo lui, di tradimento. “Hanno giocato un ruolo governativo di primo piano fino a pochi anni fa, e ora si uniscono al fronte anti-repubblicano,” ha osservato Macron, riferendosi al periodo in cui i socialisti controllavano vari livelli del governo, inclusa la presidenza con François Hollande e il ruolo di primo ministro con Manuel Valls. Il recente voto contro Barnier da parte dei socialisti, incluso Hollande ritornato in Parlamento, rappresenta per Macron un’ulteriore conferma del loro opportunismo politico.

Il presidente ha promesso che nei prossimi giorni nominerà un nuovo primo ministro per formare un governo che rappresenti “l’interesse generale” del paese verso una “nuova era” caratterizzata da “unione, non divisione” e “speranza, non paura”. Il discorso, impeccabile dal punto di vista formale, rispecchia lo stile macroniano in cui le parole sembrano sempre al posto giusto. Tuttavia, al di fuori della sua logica, emergono contraddizioni.

Nel frattempo, Jean-Luc Mélenchon, leader della gauche radicale, critica duramente Macron, affermando che “è la causa del problema e sarà costretto a dimettersi sotto la pressione degli eventi”. Anche Marine Le Pen, leader dell’estrema destra, potrebbe giungere alla stessa conclusione nei prossimi mesi.

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