Nel tumulto del sabato, mentre le forze ribelli avanzavano su Damasco, si sono diffuse notizie della fuga del presidente siriano Bashar al-Assad. Le speculazioni indicavano che potesse essere diretto a Mosca o Teheran, e che insieme a lui ci fosse anche la first lady Asma. Le prime ore della domenica hanno visto i ribelli annunciare la presunta fuga di Assad, con conferme da parte degli osservatori che lo davano in volo verso la Russia o, per alcuni, già arrivato lì.

Le ipotesi sulla sua destinazione sono numerose: già al sicuro nella capitale russa, in partenza per l’Iran, o in volo su un jet privato verso Doha. Le voci su una sua possibile sorte simile a quella di Gheddafi o Saddam Hussein corrono veloci. Sabato, mentre i ribelli guadagnavano terreno a Damasco – conquistata poi alle prime luci dell’alba – molti si chiedevano dove fosse finito Assad. Tuttavia, mancano risposte certe.

Un annuncio sui social media, prima dell’alba, ha proclamato: «Assad è scappato, la Siria è libera», mentre i ribelli diffondevano video della residenza presidenziale ormai nelle loro mani. L’assenza della protezione presidenziale nella capitale e le conferme da grandi testate internazionali sembrano consolidare l’idea di una fuga. Le voci più accreditate suggeriscono che la Russia, vecchio alleato, offra rifugio al leader siriano.

Sui social network, il giornalista Barak Ravid ha citato fonti israeliane secondo le quali Assad avrebbe lasciato Damasco a mezzanotte, volando verso una base russa in Siria con l’intenzione di dirigersi poi a Mosca. Anche una fonte americana ha indicato che Washington avrebbe monitorato la sua partenza. Donald Trump ha postato sulla sua piattaforma sociale che Assad ha abbandonato la Siria, e che la Russia, guidata da Putin, non è più disposta a offrirgli protezione.

Secondo Trump, la Russia ha perso interesse per la Siria a causa delle conseguenze della guerra in Ucraina, che ha causato pesanti perdite. Anche altre nazioni come Iran ed Egitto avrebbero suggerito al presidente Assad di andarsene. La situazione risulta complessa anche a causa della posizione geopolitica, e dell’indebolimento attuale di Russia e Iran.

Notizie discordanti continuano ad emergere: da una parte, il Wall Street Journal e il Telegraph hanno riportato che Assad si troverebbe a Mosca con la famiglia, mentre Bloomberg l’ha collocato a Teheran. Contrariamente a queste informazioni, un comunicato ufficiale siriano dichiarava Assad ancora a Damasco.

Alla guida della Siria dal 2000, Assad ha tenuto strettamente il potere, nonostante le recenti sfide. Non appare in pubblico da giorni, alimentando le speculazioni sulla sua sorte. Mentre la figura di Assad continua a generare dibattito, le sue immagini da ultimo sembrano ritrarlo in situazioni di apparenza pubblica, come in passato con il ministro degli Esteri iraniano.

Mentre vanno avanti le trattative internazionali in sedi come Doha, è stato riportato che le forze lealiste siriane abbiano abbandonato le posizioni, un fatto che avrebbe irritato Putin, secondo il Telegraph. Intanto continuano a diffondersi speculazioni su quale nazione potrebbe offrire ad Assad un salvacondotto sicuro.

All’alba di una nuova era per la Siria, ci si interroga su chi possa salvare o meno il presidente al-Assad, mentre la sua fuga, avvolta nel mistero, non smette di attirare l’attenzione globale.

4 pensiero su “Fuga di Assad: ipotesi e conferme sulla partenza del presidente siriano mentre i ribelli avanzano su Damasco”
    1. È vero, la situazione in Siria è davvero complessa e difficile. Speriamo che ci siano progressi verso la pace e la stabilità per la popolazione che ha sofferto così tanto.

      1. Assolutamente, è fondamentale che la comunità internazionale continui a lavorare insieme per supportare il popolo siriano e trovare soluzioni durature. È importante mantenere alta l’attenzione e l’impegno per garantire un futuro migliore per tutti coloro che sono stati colpiti dal conflitto.

        1. Sono d’accordo, la cooperazione internazionale è essenziale per affrontare le sfide umanitarie e politiche in Siria. Solo attraverso un impegno congiunto possiamo sperare di costruire un futuro di pace e stabilità nella regione.

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