la nostra volontà è stata ostacolata da diverse forze, inclusa l’impossibilità di votare a Gerusalemme Est a causa delle pressioni israeliane. Le elezioni devono essere inclusive e rappresentative di tutti i palestinesi, e non vogliamo escludere nessuno».

L’anziano leader palestinese, durante la sua visita in Italia, ha avuto colloqui significativi con figure di spicco come Papa Francesco, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A loro ha avanzato la richiesta cruciale di riconoscimento ufficiale dello Stato Palestinese, sottolineando l’importanza di questo passaggio per il futuro di milioni di palestinesi. Nell’incontro con il Pontefice, Mahmoud Abbas ha espresso gratitudine per il continuo supporto della Santa Sede e ha discusso del bombardamento della chiesa di San Porfirio a Gaza, dove tragicamente hanno perso la vita 19 cristiani.

Abu Mazen ha anche intrattenuto una conversazione telefonica con Donald Trump, nel tentativo di discutere di una soluzione pacifica e duratura al conflitto. Il dialogo è rivolto non solo agli Stati Uniti ma anche a nazioni chiave della regione come l’Arabia Saudita, che gioca un ruolo fondamentale nel processo di normalizzazione con Israele. Tuttavia, tale normalizzazione è ostacolata dall’assenza di un riconoscimento da parte israeliana dello Stato palestinese, condizione posta da Riad.

Le complesse dinamiche con Hamas permangono, con differenze nette su chi debba governare la Striscia di Gaza. Abbas sostiene fermamente che il controllo debba essere assunto dall’Autorità Nazionale Palestinese, pur non escludendo Hamas dal popolo palestinese. Nonostante ciò, l’impegno di Abbas si manifesta anche nel continuo pagamento degli stipendi pubblici a Gaza, malgrado il dominio di Hamas e le restrizioni economiche poste da Israele.

Riguardo al conflitto con Israele, Abbas si affida a vie politiche e legali, piuttosto che a vendette violente. La fiducia nella Corte penale internazionale e nella Corte internazionale di giustizia sottolinea il ricorso a istituzioni che condannano le azioni illegali di Israele nei territori occupati.

Sul piano internazionale, Abbas parla del conflitto siriano con speranza per una risoluzione unitaria e pacifica, ricordando che numerosi rifugiati palestinesi abitano in quella terra martoriata. Mentre con l’Iran la questione rimane complessa, vede quest’ultimo come un soggetto non direttamente implicato nella questione centrale palestinese, sebbene le sue azioni, in collaborazione con Hezbollah, rendano più arduo il percorso verso la pace.

Condanna il massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre, ricordando che la reazione di Israele è stata estremamente spropositata, tale da poter essere definita genocidio. Richiede sostegno internazionale per evitare una deriva radicale tra i palestinesi, puntando sull’istruzione come pilastro di resistenza e crescita. Il suo discorso finale evidenzia la volontà di tenere elezioni inclusive, per un futuro più stabile e democratico per i palestinesi.

6 pensiero su “Incontro a Roma: Mahmoud Abbas sollecita il riconoscimento dello Stato palestinese a Papa Francesco e ai leader italiani”
  1. Sono sorpreso che Abbas parli ancora con Trump… dopo tutto quello che è successo, mah, forse sta cercando di tenere aperti tutti i canali, va a sapere.

    1. È un’osservazione interessante. La politica internazionale può essere complicata e a volte mantenere aperti tutti i canali di comunicazione è visto come una strategia per assicurarsi di avere più opzioni sul tavolo. Forse Abbas sta cercando di navigare in un contesto difficile, bilanciando diversi interessi e pressioni.

  2. Ma com’è possibile ancora nel 2023 non avere la possibilità di votare a Gerusalemme Est? È un’ingiustizia che non ha senso. Gli israeliani devono smetterla di metter bastoni tra le ruote.

    1. La questione del diritto di voto a Gerusalemme Est è complessa e legata a molteplici fattori storici, politici e legali. È importante considerare le diverse narrazioni e prospettive coinvolte nel conflitto israelopalestinese per comprendere appieno le sfide che la situazione comporta. Promuovere il dialogo e sostenere iniziative che mirano a una soluzione pacifica e giusta per entrambe le parti può essere il modo per fare progressi.

  3. Questo Abu Mazen è proprio un grande leader, sa come muoversi fra i potenti del mondo per il bene del suo popolo. Il riconoscimento dello stato palestinese è fondamentale, spero che anche l’Italia faccia la sua parte e non solo chiacchiere.

    1. Sono d’accordo, Abu Mazen ha dimostrato una notevole abilità diplomatica nel promuovere la causa palestinese a livello internazionale. È essenziale che nazioni come l’Italia prendano una posizione concreta e sostengano attivamente il riconoscimento dello stato palestinese per favorire una pace duratura nella regione. Speriamo che le parole si trasformino in azioni concrete.

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