L’attrice, produttrice e modella romena Madalina Ghenea è stata bersaglio di una serie incessante di e-mail e commenti denigratori sui social media, che le hanno arrecato notevoli disagi sia nella sfera personale sia in quella professionale. In questo contesto complicato, una sua connazionale, Ionela Bursuc, è sospettata di essere coinvolta in queste persecuzioni. Dopo due anni di indagini, il 17 dicembre l’indagata comparirà davanti al Giudice per le indagini preliminari (gip) di Milano.
La vicenda, irta di accuse di stalking aggravato dall’uso dei mezzi informatici, ha messo in luce una rete potenzialmente più vasta che sostiene queste azioni. I messaggi dai toni minacciosi e offensivi erano diretti non solo all’attrice, ma arrivavano anche ai suoi colleghi di alto profilo come i registi Paolo Sorrentino e Ridley Scott. Familiari, amici e collaboratori professionali della modella sono stati coinvolti in questo bombardamento, ricevendo comunicazioni oltraggiose riguardo al suo aspetto fisico e alle sue collaborazioni con marchi di moda prestigiosi.
In rete, non c’era post sul profilo Instagram che sfuggisse ai commenti diffamatori, caratterizzati da insulti volgari e minacce velate. Al culmine di una serie di eventi inquietanti, tra cui il furto di un trolley con gioielli di valore a Fiumicino e l’intrusione nel suo appartamento, Ghenea ha presentato una denuncia paventando un disegno unico orchestrato per colpirla.
Il sospetto che Ionela Bursuc sia solo il vertice visibile di una catena più complessa è stato alimentato dalla mancanza di spiegazioni da parte dell’accusata sul collegamento tra i suoi account e gli indirizzi IP utilizzati per postare i contenuti incriminati. L’interrogatorio della Bursuc, condotto dal Pubblico Ministero Rosaria Stagnaro, non ha chiarito tali legami.
L’avvocato dell’attrice, Michele Morenghi, aveva fatto un tentativo di accelerare le indagini rivolgendosi al procuratore generale della Corte d’Appello, ma senza successo per il possibile prolungamento dei tempi di investigazione. Tuttavia, la soluzione del caso sembra ormai prossima. Ghenea ha promesso di devolvere in beneficenza il risarcimento che potrebbe ottenere. Parallelamente, resiste nel contrastare la richiesta di archiviazione del furto del suo trolley.
In breve, il caso di Madalina Ghenea rappresenta un esempio di come le tecnologie informatiche possano essere impiegate per scopi dannosi, sottolineando l’importanza di un intervento legale adeguato per proteggere le vittime di taluni moderni strumenti di persecuzione.