Nel valico di Kerem Shalom grandi quantità di farina, ceci e pasta riempiono l’aria di polvere, mentre il camionista Muhammad riflette: “Sentirsi in colpa è inevitabile quando la fortuna ti ha concesso di sopravvivere”. Questo luogo si trova al confine sud della Striscia di Gaza, dove l’esercito israeliano ha permesso a un ristretto numero di giornalisti di osservare la difficile distribuzione di aiuti umanitari, resa rischiosa dai costanti bombardamenti.
Jamal Ziyad Muhammad Al-Bahtini, originario di Tuffah a nord-est di Gaza City, ora risiede a Zawayda con la sua famiglia. Torna a Gaza ogni venti giorni e descrive la città con una sola parola: “Irriconoscibile”. Si vergogna quasi di ammettere il sollievo di essere ancora in vita mentre ricorda come la guerra gli abbia portato via il fratello e suo figlio. Fortunatamente, la sua casa è ancora in piedi e ha trovato lavoro come cuoco al deposito di aiuti.
Lo scenario attorno a lui è semplice da descrivere: casse di cibo e forniture di emergenza pronte per essere distribuite. Tuttavia, la sfida di far giungere questi aiuti alle famiglie di Gaza è immensa. Secondo il colonnello Abdullah Halabi, un arabo israeliano di fede drusa, il vero ostacolo non è il trasporto degli aiuti oltre il valico, ma la loro distribuzione sicura. Le bande locali, assieme ai saccheggiatori e militanti di Hamas, rendono il processo complesso, spesso dirottando gli aiuti per rivenderli illegalmente.
Il maggiore David Baruch conferma le difficoltà di distribuire gli aiuti, sottolineando che il mercato nero è il principale beneficiario delle risorse rubate. Esempi comuni sono le sigarette, vendute a prezzi esorbitanti una volta trafugate. Yusuf al-Qadir, un autista di camion, racconta della sua città, Khan Yunis, devastata e insicura, specialmente di notte quando il freddo si fa più intenso e il cibo scarseggia.
Manhal Shuhabir, il coordinatore della distribuzione, descrive Gaza come una città ormai distrutta, dove nulla sembra essere rimasto in piedi. Anche Shuhabir è riuscito a mettere in salvo la sua famiglia in Egitto, e sente il peso di una fortuna immeritata.
La vita al deposito di Kerem Shalom è strana. Da qui non si percepisce il dolore e la distruzione che invece divorano Gaza. Tuttavia, per coloro che lavorano in questo luogo cruciale, la realtà della guerra non è distante, è presente in ogni sguardo e in ogni parola non detta.