A Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo, si trova Fabrizio Cesana, un allenatore di calcio italiano che da dieci anni contribuisce allo sviluppo del settore giovanile calcistico del Paese. Questo viaggio in Africa iniziò in una maniera inaspettata nel 2014 quando il ministero dello Sport congolese gli affidò la responsabilità del movimento giovanile e della nazionale Under 17. Cesana, che si è formato a Coverciano con i campioni del mondo del 2006 dopo una lunga gavetta nei campi dell’interregionale brianzola, accettò l’invito di Paolo Berrettini, allora tecnico del Congo under 20, a unirsi a lui come assistente.
Dopo la scadenza del contratto di Berrettini, gli venne proposto di prendere in mano il vivaio nazionale. Prima del suo arrivo, infatti, i club congolesi non disponevano di settori giovanili e i giovani calciatori venivano selezionati solo dopo i 17 anni. Oggi, grazie alla sua gestione, il Brazzaville National Centre forma ragazzi dagli 8 ai 17 anni.
Il passaggio dal calcio brinazolo a quello africano non fu privo di sfide. Inizialmente, Cesana dovette adattarsi alla mancanza delle strutture e delle attrezzature a cui era abituato in Italia. Tuttavia, quello che poteva sembrare un ostacolo si è trasformato in una lezione preziosa: la pazienza e la comprensione della cultura e delle condizioni locali si sono rivelate fondamentali. Nonostante le difficoltà tecniche, l’accoglienza umana dei congolesi si è dimostrata calorosa.
Il contesto in cui lavora Cesana presenta sfide logistiche importanti: i ragazzi, per esempio, devono affrontare lunghe distanze per recarsi agli allenamenti, e le scuole talvolta cambiano orario all’ultimo momento. Tuttavia, la passione per il calcio è palpabile e brucia ancora forte tra i giovani congolesi. Tale dedizione si riflette in risultati significativi, come la qualificazione alla Coppa d’Africa dopo un decennio di assenza e il raggiungimento della finale del trofeo di Viareggio con la squadra del Brazzaville National Centre.
Nelle sue giornate, Cesana si divide tra allenamenti e gestione del centro, sottolineando l’importanza di comprendere la storia e il contesto culturale del Paese per riuscire a ottenere la fiducia e il rispetto dei giocatori. Il ruolo dell’allenatore in questo contesto va oltre l’ambito sportivo, diventando un punto di riferimento umano per i ragazzi, alcuni dei quali si distinguono per il loro talento, come il promettente portiere del 2006. Questi successi rappresentano non solo un traguardo per il calcio congolese, ma anche uno stimolo di riflessione sullo stato attuale del calcio italiano, evidenziato dalla presenza di due squadre africane in finale al Viareggio.