Nel giorno della partita Fiorentina-Napoli e del decimo anniversario della scomparsa di Pino Daniele, musicista simbolo della cultura napoletana, un episodio avvenuto in un locale fiorentino ha fatto tornare alla luce vecchie polemiche di natura discriminatoria. Un giovane di Benevento, Pasquale Abbatiello, ha riferito di essersi visto proibire di cantare un brano in lingua napoletana durante una serata di karaoke.
L’episodio si è svolto in un noto locale del centro di Firenze, dove il giovane si era recato insieme a un gruppo di amici per celebrare l’inizio del nuovo anno. Il karaoke offriva un repertorio musicale variegato, che spaziava dai classici italiani alle canzoni internazionali. Tuttavia, quando è stato il turno di Abbatiello, il giovane ha scelto un brano di Angelo Famao, “Tu si a fine do munno”, ma è stato bloccato dall’incaricato del karaoke. Il motivo? Una presunta direttiva del proprietario, che avrebbe vietato l’esecuzione di brani in lingua napoletana. Questo divieto ha suscitato sconcerto e malcontento tra il pubblico e gli amici del giovane, sfociando in una percezione di ingiustizia e discriminazione.
Questa situazione ha riacceso antiche dispute sul razzismo e la discriminazione territoriale nei confronti dei napoletani, tema spesso inasprito anche nel contesto calcistico. Secondo Abbatiello, in un luogo nato sotto l’ombra di Dante, risulta incomprensibile e inaccettabile censurare la tradizione musicale napoletana, una delle più riconosciute e amate a livello globale. La sua intenzione era coinvolgere i presenti attraverso una canzone che avrebbe potuto unire nel canto persone di diverse nazionalità.
La reazione del sindaco di Benevento, Clemente Mastella, è stata particolarmente dura. Ha descritto l’episodio come un atto di razzismo “stupido” e una dimostrazione di ignoranza musicale, menzionando come “O’ sole mio” sia tra le canzoni italiane più famose nel mondo. Mastella ha evidenziato come questo tipo di “razzismo strisciante” possa influenzare anche gusti musicali e decisioni artistiche, citando il caso del rapper Geolier, che secondo lui avrebbe subito un’ingiustizia al festival di Sanremo dell’anno precedente.
Questo accadimento invita a riflettere su quanto pregiudizi e barriere linguistiche possano persistere in un contesto che dovrebbe essere di condivisione culturale. La necessità di promuovere la diversità culturale attraverso la musica e altre forme d’arte appare oggi più urgente che mai.