Filippo Turetta, detenuto nel carcere di Verona, sta affrontando un periodo di riflessione in vista dell’interrogatorio previsto per il 25 ottobre davanti alla Corte d’Assise di Venezia. Il giovane, accusato di omicidio, trascorre il tempo scrivendo lunghe lettere, studia e prega. In particolare, ha scritto una toccante lettera ai genitori, ora agli atti del processo, in cui esprime profondo pentimento e disperazione.
La lettera ai genitori: “Rinnegatemi”
Dopo il suo arresto in Germania, avvenuto l’anno scorso vicino a Lipsia, Turetta ha scritto una lettera di suo pugno, subito dopo essere stato fermato dopo una fuga di otto giorni. In quella drammatica confessione, Filippo descrive la sua consapevolezza delle terribili conseguenze del gesto che ha commesso. “Ho paura di tornare in Italia”, scrive, rendendosi conto di essere diventato tristemente famoso e di aver generato odio e rabbia. “Mi merito tutto questo, ho peggiorato il mondo”, ammette, sottolineando il senso di colpa per non essere riuscito a togliersi la vita.
“Ho perso la persona più importante della mia vita”
Nella lettera, Filippo ricorda Giulia, la giovane che ha ucciso, definendola la persona più importante della sua vita. “Era tutto per me, non so perché l’ho fatto”, si legge nel testo, dove Turetta esprime il suo dolore per aver distrutto la vita di tante persone. Confessa di non cercare né perdono né comprensione, e aggiunge: “Non merito niente, ho rovinato troppe vite.”
I tentativi di suicidio
Il giovane racconta anche dei suoi numerosi tentativi falliti di togliersi la vita durante la fuga. Ha provato diversi metodi, tra cui soffocarsi con un sacchetto o schiantarsi con l’auto, ma alla fine ha sempre desistito. Confessa di essere stato troppo codardo per riuscire a portare a termine l’atto, ammettendo di invidiare chi ha trovato il coraggio per farlo.
Un futuro incerto
Filippo, consapevole dell’inevitabile condanna e della sua vita futura dietro le sbarre, chiede ai genitori di rinnegare il loro legame con lui, affermando che sarebbe meglio dimenticarlo. “Capirei se voleste rinnegarmi come figlio, forse sarebbe la scelta migliore”, scrive, augurandosi che il suo crimine non rovini anche le loro vite.
Ora, in attesa del suo interrogatorio, Turetta rimane l’unica voce del processo, poiché non sono previsti testimoni.