In una vasta operazione investigativa condotta dalla Procura di Milano, sono state sequestrate tre società di investigazione privata coinvolte in un complesso sistema di acquisizione illecita di dati riservati. L’indagine, presentata dal procuratore di Milano Marcello Viola in una conferenza stampa tenuta a Palazzo di Giustizia, ha messo in luce come una presunta associazione a delinquere abbia saccheggiato numerosi database sensibili, tra cui quelli del Fisco e della polizia, per ottenere informazioni private su commissione. A seguito dell’operazione sono emersi i nomi di importanti figure dell’economia e dell’industria, tra cui Leonardo Maria Del Vecchio, Matteo Arpe e Enrico Pazzali, che risultano tra gli indagati.
L’Associazione e i suoi obiettivi
Secondo le dichiarazioni di Viola, l’attività illecita del gruppo si è concentrata sul mondo dell’economia e delle imprese, senza però coinvolgere direttamente esponenti politici. Questa associazione a delinquere avrebbe infatti mirato principalmente a soddisfare interessi commerciali e aziendali, vendendo informazioni sensibili a chi fosse disposto a pagarle. Durante la conferenza stampa, anche Gianni Melillo, procuratore nazionale antimafia, ha sottolineato come questa vicenda rappresenti un esempio di un “mercato abusivo delle informazioni riservate” che si va sempre più espandendo. La mole di dati sequestrata è considerevole, e gli inquirenti hanno appena iniziato a vagliarne il contenuto per delineare l’estensione delle operazioni illecite.
Dichiarazioni della difesa
Tra i nomi coinvolti spicca quello di Matteo Arpe, il cui difensore, Davide Steccanella, ha precisato che il cliente è sorpreso per il coinvolgimento in quanto l’incarico professionale svolto riguardava una vicenda familiare legata a questioni ereditare. La difesa ha inoltre dichiarato che Arpe ha intenzione di cooperare pienamente con le autorità per chiarire la propria posizione.
Servizi offerti e tecniche utilizzate
Gli investigatori hanno rivelato che il gruppo operava offrendo una serie di servizi illeciti altamente sofisticati. Tra le prestazioni elencate figurano l’acquisizione di tabulati telefonici, la localizzazione di dispositivi mobili tramite la collaborazione di un informatico esperto con sede in Svizzera, oltre a intercettazioni di chat private, e-mail e conversazioni su piattaforme di messaggistica come WhatsApp. Le società sequestrate, secondo le stime delle autorità, avrebbero guadagnato centinaia di migliaia di euro soltanto nell’ultimo anno grazie a queste pratiche.
La posizione degli inquirenti e i risultati dell’indagine
Al momento, la Procura di Milano non ha trovato collegamenti diretti tra questo caso e altre indagini simili in corso in altre città italiane. Situazioni analoghe sono emerse infatti a Perugia, Napoli e Bari, dove si indaga rispettivamente su un luogotenente della guardia di finanza coinvolto in accessi abusivi, su un hacker che ha violato i server del ministero della Giustizia e su un impiegato di banca. Tuttavia, il lavoro degli inquirenti a Milano è ancora in corso e non si escludono possibili sviluppi.
Le prossime fasi dell’indagine
L’indagine proseguirà con l’analisi dettagliata dei documenti e dei dati sequestrati, per cercare di comprendere il reale impatto delle attività del gruppo e identificare altre possibili connessioni e coinvolgimenti. Le autorità sono impegnate anche a tracciare il flusso di denaro generato dai servizi offerti dalle società di investigazione, per determinare i clienti e gli scopi di queste operazioni.
Che porcheria sta roba! Ancora una volta i potenti si trovano a fare casini con i dati nostri senza nessuno che li fermi! Basta co ste cose, c’è bisogno de punizioni serie!