Nel piccolo comune di Ruoti, situato nell’Appennino Lucano, la scena politica è stata a lungo dominata da Angelo Salinardi, ex sindaco con un potere consolidato sin dal 1973. Nel tempo, Salinardi aveva creato una rete di influenze e conoscenze nel settore pubblico e politico che lo hanno mantenuto al centro del potere locale per decenni. Tuttavia, un cambiamento radicale è avvenuto con l’arrivo di Anna Maria Scalise alla guida del Comune.
Scalise, con un consistente background accademico e professionale, ha assunto la carica con l’intenzione di interrompere il sistema clientelare che caratterizzava l’amministrazione di Salinardi. Nonostante fosse stata inizialmente sostenuta dallo stesso Salinardi, la nuova sindaca ha ben presto intrapreso una propria strada, cercando di depurare l’amministrazione comunale dalle interferenze illecite che si erano accumulate negli anni.
Questa rottura con il passato ha scatenato una reazione violenta da parte di Salinardi, che ha iniziato una campagna aggressiva contro Scalise. Tra stalking e diffamazione, l’ex sindaco ha cercato di minare l’integrità personale e politica della sua successora, fabbricando prove di tradimenti e orchestrando una vera e propria macchina del fango. Nonostante le pressioni e le denunce infondate, Scalise ha resistito, arrivando a querelare i responsabili di queste calunnie.
La vicenda, conosciuta come “Ruotigate”, ha visto coinvolti anche funzionari dell’Arma dei Carabinieri e giornalisti locali, fatto che ha portato a una vasta inchiesta della polizia di Stato denominata “Black gold”. I risultati dell’indagine hanno portato all’arresto di sedici individui, tra cui Salinardi, con l’accusa di vari reati, tra cui accesso abusivo ai sistemi informatici e calunnia. Con il processo in apertura, Anna Maria Scalise si è costituita parte civile, determinata a far valere la verità e a difendere la propria integrità dagli attacchi ricevuti.